AGI – Fausto Bertinotti non lascia spazio ad alcuna ambiguità nel commentare all’AGI l’esito delle elezioni. “È sbagliato dire che la sinistra ha perso perché la sinistra non c’era a queste elezioni, il Pd è un partito liberale. Qualcuno ritiene che siano sinistra i 5 Stelle? Loro si definiscono e sono trasversali, certo però che la campagna elettorale di Conte è stata portata avanti su temi di sinistra: il reddito di cittadinanza, la riduzione dell’orario di lavoro, il salario minimo. E infatti ha raccolto molti voti dell’elettorato di sinistra”.
Secondo l’ex segretario di Rifondazione Comunista, per spiegare la sconfitta del Pd è inutile addentrarsi in speculazioni sulle alleanze più o meno sbagliate: “Se non hai un’identità, come non ce l’ha il Pd, non hai la possibilità di declinare al Paese chi sei e che alleanze fai”.
Dalle prime analisi dei flussi elettorali emerge che gli operai hanno votato per lo più Meloni o si sono astenuti. “Il voto è l’epilogo drammatico di un lungo cammino durante il quale la sinistra ha smesso di essere portatrice degli interessi materiali dei lavoratori arrivando ad abbandonarli completamente con la riduzione progressiva del peso del contratto di lavoro. Non sono stati i lavoratori ad abbandonare la sinistra ma la sinistra ad abbandonare loro”.
Del resto, ragiona l’ex sindacalista di Sesto San Giovanni, territorio di conquista di Fdi con Isabella Rauti, “non è scritto da nessuna parte che gli operai votino a sinistra, già in passato hanno scelto la Lega e prima ancora la Dc. E’ tutto già scritto, quello che ancora non era scritto è l’ignavia delle classi dirigenti del Pd di fronte a questo possibile fenomeno dal governo Renzi in poi”.