AGI - In altri tempi sarebbero bastate le indicazioni della vigilia e, se non sufficienti, sarebbero state fatte bastare lo stesso. Questa volta no, vuoi perchè la circostanza non ha precedenti vuoi perché anche i vertici della Chiesa italiana non sono più quelli di prima. Fatto sta che, dopo un giorno di riflessione passato ad analizzare l'esito del voto e le sue concause, il cardinal Matteo Zuppi presidente della Cei ha ripreso e ribadito quello che era stato detto dalla Conferenza Episcopale a ridosso delle elezioni politiche.
Ma riprendendolo - e questo ha l'aria di essere il nocciolo della faccenda - ha espunto, da quelle lunghe pagine un po' verbose, la sintesi dei passi importanti, dando loro nuova forza e nuovo impulso. Non si immagini che quello di Zuppi al nascituro governo italiano sia un altolà assimilabile ad una vecchia copertina di Famiglia Cristiana dedicata a Salvini. Al contrario: prevale nelle righe sottoscritte dal porporato il tono del dovuto rispetto dei ruoli e dei convincimenti.
Ma se il rispetto presuppone anche la chiarezza, altrimenti rispetto non sarebbe, ecco che un paio di punti, o anche più, sono sottolineati con una certa energia. Per andare ancor più d'accordo, nel prossimo futuro.
Zuppi scrive citando di sguincio la Cei, se non per ricordare che lui ne è presidente, e il suo Consiglio Permanente, autore del documento del venerdì preelettorale. Ad esso si rifà, per l'appunto, ma quasi scavalcandolo: sicuramente rendendolo più incisivo. Avevamo "sottolineato quanto sia importante essere partecipi del futuro del Paese", esordisce, "Purtroppo, dobbiamo registrare con preoccupazione il crescente astensionismo, che ha caratterizzato questa tornata elettorale, raggiungendo livelli mai visti in passato". E' il "sintomo di un disagio che non può essere archiviato con superficialità e che deve invece essere ascoltato".
Nemmeno il vincitore ha trionfato, insomma: il problema è ormai incistato nelle ghiandole linfatiche della democrazia ed è la radice dei possibili mali presenti e futuri. A non essere andati a votare sono soprattutto "i più deboli e i meno garantiti": sia data loro risposta, è un diritto (loro) e un dovere (degli eletti). Ne consegue non tanto un richiamo generico alla ricerca del bene comune, formula esauriente ma anche un pò adatta a tutte le stagioni, quanto piuttosto un elenco lungo e dettagliato sulle cose da fare.
Eccole, enumerate con meticolosa cura persino un po' didascalica, come a ricordare non solo al governo prossimo venturo, ma a tutta la classe politica che delle vaghe promesse sono lastricate, come i buoni propositi, le vie che conducono all'inferno.
Sono, le emergenze stringenti, "le povertà in aumento costante, l'inverno demografico, la protezione degli anziani, i divari tra i territori, la transizione ecologica e la crisi energetica, la difesa dei posti di lavoro, soprattutto per i giovani, l'accoglienza, la tutela, la promozione e l'integrazione dei migranti, il superamento delle lungaggini burocratiche, le riforme dell'espressione democratica dello Stato e della legge elettorale".
E poi c'è anche la guerra in Ucraina, e poi non ci si dimentichi la necessaria "sintonia con l'Europa". E poi ancora c'è una notarella a piè di pagina: "La Chiesa, come già ribadito, continuerà a indicare, con severità se occorre, il bene comune e non l'interesse personale, la difesa dei diritti inviolabili della persona e della comunità". Non c'è bisogno di un esegeta per leggere in controluce che il messaggio all'esecutivo in gestazione è chiaro (migranti, Ucraina, Europa e divari tra i territori) come lo è quello a chi non avrà responsabilità di governo, ma dovrà comunque legiferare (lavoro, ambiente).
Certo, sono i primi quelli a cui per primi ci si deve rivolgere, ma non vuol dire. Certe sfide sono comuni. La novità, comunque, è anche un'altra e consiste nel richiamo alla legge elettorale, indicata chiaramente anche se indirettamente come una delle principali cause dello scollamento tra politica e società, tra istituzioni democratiche e pubblica opinione. Insomma, la Chiesa non dice più chi votare (lo ha fatto fin troppo, anche in decenni non lontani), ma esige un gioco democratico cui si partecipi secondo regole che non escludano nessuno, a livello di elettorato attivo ma anche passivo.
Forte è l'esigenza di nuove forme di rappresentanza, non si creda che una vittoria elettorale (negli ultimi tempi di trionfi effimeri ve ne sono stati fin troppi) cancelli il fallimento di un terzo degli elettori che resta a casa. Per questo si fa ancora più forte il richiamo alla "severità" con cui si promette di vigilare. Una Chiesa non attiva protagonista su palcoscenici che non le competono, ma attenta sentinella, evangelicamente, in attesa dell'aurora. Il collateralismo è finito, andate in pace.
Meloni: notte di riscatto, dedico la vittoria a chi non c'è più
"Il fatto che Fratelli d'Italia sia il primo partito in Italia significa tante cose. Per tanti di noi. Questa è sicuramente una notte di orgoglio, una notte di riscatto, di lacrime, di abbracci, di sogni e di ricordi. È una vittoria che voglio dedicare a tutte le persone che non ci sono più e che meritavano di vedere questa nottata". È uno dei passaggi della dichiarazione alla stampa di Giorgia Meloni a primo commento dei risultati delle elezioni.
Orsina: vittoria della Meloni non è una cattiva notizia per Europa
"Questi risultati sono i migliori possibili, nell'ambito della situazione reale, perché la maggioranza di destra non è enorme, ma vince la parte atlantista. Inoltre non è un governo fortissimo perché è andato male Salvini e abbastanza bene Forza Italia. Non è un cattivo risultato per l'Europa e mette enorme pressione su Fratelli d'Italia: loro hanno un'idea gollista, che è una parte importante dell'integrazione europea che frena una serie di dossier. Il Ppe oggi non governa in Germania, né in Francia, è in Spagna. Von der Layen aveva un asse con Berlino che non c'è più. Per questo le elezioni europee nel 2024 passano per New Europe neoliberale di Macron e per i conservatori al cui centro c'è Giorgia Maloni". Lo spiega Giovanni Orsina, politologo della Luiss intervenendo a Speciale Tg3.
Meloni 'chiama' Palazzo Chigi, indicazione chiara di FdI
"Dagli italiani è arrivata un'indicazione chiara di un governo di centrodestra a guida Fratelli d'Italia". Così Giorgia Meloni 'chiama' la guida del governo.
Affluenza definitiva al 63,91%, è il minimo storico
Per le politiche 2022 ha votato il 63,91% degli aventi diritto. È il minimo storico nella storia della Repubblica. Nel 2018 il precedente minimo storico fu del 72,9%.
Berlusconi telefona a Meloni per complimentarsi
Il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ha telefonato a Giorgia Meloni per complimentarsi per il risultato conseguito alle elezioni.
Crosetto: sono un 'tecnico' senza storia di destra
Un "tecnico", che "non ha una storia di destra". Di più, Guido Crosetto tiene a sottolineare che "non ho nulla a che fare con il fascismo". Nelle parole dell'ex parlamentare FdI ci sono le coordinate di una storia politica e forse anche quelle di un percorso futuro. Al Parco dei Principi, parlando con i gioranlisti, Crosetto confida che "affiderei il futuro dei miei figli tranquillamente a Giorgia Meloni", e assicura che "è la persona migliore che c'è ora, ha una sensibilità interclassista".
Lupi, “vittoria del centrodestra, ora vediamo la distribuzione dei seggi”
"Una vittoria del centrodestra. Ora vediamo la distribuzione dei seggi". Lo afferma a 'Porta a porta' il leader di 'Noi moderati', Maurizio Lupi, che ritiene che la sua lista possa raggiungere il 2% dei voti
Abascal: "Meloni mostra la strada per l'Europa libera"
"Stasera milioni di europei hanno le loro speranze riposte nell'Italia. Giorgia Meloni ha indicato la strada per un'Europa orgogliosa, libera, di nazioni sovrane, capace di cooperare per la sicurezza e la prosperità di tutti". Così Santiago Abascal, leader del partito spagnolo di estrema destra, Vox, esulta per i risultati delle elezioni italiane.
Boschi: bene Iv-Azione, Letta e Salvini sconfitti
"Come Italia viva-Azione siamo soddisfatti per i primi risultati che stanno arrivando. Gli sconfitti mi pare che siano Letta e Salvini, dati alla mano. Poi vedremo nel corso della notte". Così Maria Elena Boschi, capogruppo di Iv alla Camera, commenta i risultati del voto al comitato elettorale.
Il premier polacco Morawiecki si congratula con Meloni
Il premier polacco, Mateusz Morawiecki, si è congratulato in un tweet con Giorgia Meloni per la "vittoria" alle elezioni.
Tajani: Forza Italia determinante per la vittoria e il governo
"Forza Italia è determinante per la vittoria del centrodestra e sarà determinante per la formazione del nuovo governo. Con i numeri e con i contenuti. Siamo fiduciosi anche per la vittoria in Sicilia del nostro Renato Schifani". Lo scrive su Twitter Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia.
Politologo De Sio, il crollo dell’affluenza è preoccupante
"L'unica certezza di queste elezioni è il dato preoccupante del calo dell'affluenza del 10% rispetto alle elezioni del 2018. Un calo doppio rispetto a quello avvenuto nel 2013 dopo la caduta del governo Monti". Lo ha sottolienato il politologo Lorenzo De Sio della Luiss a SkyTg24.
Rosato: Il centrodestra non esiste più, c'è solo destra
"L'unica cosa triste è che oggi abbiamo affermato che non esiste più il centrodestra, esiste una destra che ha vinto le elezioni, se i dati saranno confermati". Lo ha detto Ettore Rosato, presidente di Italia viva, commentando con i cronisti i primi risultati del voto al comitato elettorale di Azione-Iv. (AGI)
L’affluenza finale intorno al 64%
"L'affluenza quasi definitiva è al 63,81%. Manca però ancora il dato del comune di Milano". Lo afferma la ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, commentando i primi dati elettorali
Renzi cambia la cover dei suoi profili social: “Renew Europe”
Matteo Renzi ha cambiato la cover dei suoi social network : la scritta "Renew Europe" campeggia da qualche minuto sul banner dei social del leader di IV e sostituisce la comunicazione elettorale della classica scheda con le indicazioni del voto.
Un gesto che senza parole sottolinea quanto detto da Renzi venerdì dal palco del Terzo Polo al Gianicolo: "Subito dopo a chiusura della campagna elettorale partirà il progetto di stare in parlamento come protagonisti ma anche quello di portare nel 2024 Renew Europe non soltanto ad essere il primo partito in Europa, ma questa esperienza, che si allarghera', ad essere il primo partito in Italia".
L'idea è dunque di ripartire con l'obiettivo di costriuire quel "partito alla Macron" che punta prendere voti a destra e a sinistra.
I dati delle coalizioni al Senato dopo le prime proiezioni
Le percentuali delle principali coalizioni dopo le prime proiezioni
Viktor Orban si congratula con Giorgia Meloni
Il presidente ungherese, Viktor Orban, si congratula con Giorgia Meloni dopo le prime proiezioni che danno Fratelli d'Italia come primo partito d'Italia: "Comune visione a sfide nella Ue"
Boato di esultanza nella sede del M5s dopo la prima proiezione
Un vero e proprio boato, nella sede di M5s, ha accolto la prima proiezione Swg, che attribuisce al Movimento il 17 per cento dei consensi. Le urla sono state udite provenire dalla stanza in cui sono riuniti staff e dirigenti pentastellati, tra cui i vicepresidenti Michele Gubitosa e Riccardo Ricciardi e il senatore Vito Crimi. Oltre a Giuseppe Conte, nei prossimi minuti in sede è atteso anche il presidente della Camera Roberto Fico.
Il partito di Le Pen: dall'Italia una lezione di umiltà all'Europa
"Gli italiani hanno offerto una lezione di umiltà all'Unione europea che, attraverso la voce della signora von Der Leyen, ha affermato di dettare il proprio voto. Nessuna minaccia di alcun tipo può fermare la democrazia: i popoli d'Europa alzano la testa e prendono in mano il loro destino!". Lo scrive in un tweet Jordan Bardella, dirigente del partito francese Rassemblement National di Marine Le Pen.
I risultati elettorali visualizzati sulla cartina dell'Italia
Boccia (Pd): M5s? Si aprirà altra stagione, a partire dal sud
"È evidente che si aprirà un'altra stagione" non appena saranno chiari i numeri. In particolare, "penso che nelle Regioni del sud" l'esito del voto dimostra che "un certo tipo di alleanza rappresenta ancora una maggioranza larga". Lo ha detto Francesco Boccia del Pd, commentando i primi dati relativi al Movimento 5 stelle, durante lo speciale elezioni a Porta a Porta.
"Vince l'estrema destra", i titoli sui media esteri
I primi exit poll sulle elezioni politiche italiane svettano in cima alla homepage delle principali testate straniere. Pochi, tra cui l'agenzia stampa russa Tass, parlano di "vittoria del centrodestra". La maggior parte dei media definisce "estrema destra" la coalizione in testa e menziona le radici postfasciste di Fratelli d'Italia.
"Gli exit poll mostrano una vittoria dell'estrema destra" è il titolo del 'Guardian'. Per 'El Pais' "l'ultradestra vince per la prima volta le elezioni in Italia". Secondo la Cnn Giorgia Meloni e' addirittura "destinata a essere il primo ministro piu' a destra dai tempi di Mussolini".
La tedesca Bild sceglie un gioco di parole: "Rechts-Rumms in Rom", ovvero "botta a destra a Roma" che potrebbe suonare anche come "un bel colpo a Roma".
Curiosa la scelta di 'Le Monde', che apre con una foto di Carlo Calenda e Matteo Renzi e afferma che "al centro spetta la mossa successiva", ipotizzando un ruolo rilevante del terzo polo nelle trattative per il prossimo esecutivo. A mettere l'accento sulla possibile prima volta di una donna a Palazzo Chigi è invece Al Jazeera.
Sicilia: exit poll Opinio Rai, Schifani verso la presidenza
Regione Siciliana: exit poll Consorzio Opinio Italia per Rai. Renato Schifani 37,0 - 41,0 %, Cateno De Luca 24,0 - 28,0 %, Caterina Chinnici 15,5 - 19,5, Nuccio Di Paola 13,0 - 17,0 %.
I primi exit poll sulla Camera (Opinio-Rai)
Ecco i primi exit poll forniti da Opinio-Rai sui seggi assgnati alla Camera:
- Centrodestra 227-257
- Centrosinistra 78-98;
- M5s 36-56;
- Terzo Polo 15-25
Le percentuali dei partiti:
- FdI 22,0%-26,0%
- Pd 17,0%-21,0%
- M5s 13,5%-17,5%
- Lega 8,5%-12,5%
- Terzo polo 6,5%-8,5%
- Forza Italia 6,0%-8,0%
- Verdi-Si 3,0%-5,0%
- +Europa 2,5%-4,5%
- Italexit 0,5%-2,5%
Salvini: centrodestra in netto vantaggio sia alla Camera che al Senato
"Centrodestra in netto vantaggio sia alla Camera che al Senato. Sarà una lunga notte, ma già ora vi voglio dire: grazie". Così il segretario leghista Matteo Salvini, su Twitter.
Primi commenti unanimi: dati chiari, Meloni avrà l'incarico
Dopo i primi dati diffusi dalle varie tv, siano exit poll della Rai o intention poll o sondaggi o altro, i commentatori sono unanimi del considerare scontato che Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia che è dato come partito trionfatore delle elezioni (e traino della coalizione di centrodestra), avrà l'incarico da Sergio Mattarella di formare il nuovo governo. Da Antonio Padellaro su La7 a Claudia Fusani su Rete4, a Lucia Annunziata su Rai3, tutti non hanno dubbi. Questa sembra essere la prima certezza maturata ancor prima che inizi lo spoglio elettorale.
I primi exit poll sui seggi al Senato (Opinio-Rai)
Ecco i primi exit poll forniti da Opinio-Rai sui seggi al Senato:
- centrodestra 111-131;
- centrosinistra 33-53;
- M5s14-34;
- Terzo Polo 4-12
Le percentuali dei partiti:
- FdI 22-26%,
- Pd 17-21%,
- M5s 13,5-17,5%,
- Lega 8,5-12,5%,
- Terzo Polo 6,5-8,5%
- +Europa 2,5%-4,5%
- Italexit 0,5%-2,5%
- Ic-Centro dem. 0,0%-2,0%
Centrodestra: 41,0 - 45,0%,
Centrosinistra: 25,5 - 29,5%
Poca affluenza a Napoli, ma non c'entra solo il maltempo (di Lucia Licciardi)
Lunghe file ai seggi a Napoli non se ne sono viste, neppure dopo le 19, quando i dati ufficiali dell'affluenza già la indicavano come la metropoli con la minore propensione alle urne, con una affluenza al 36,78%, più bassa persino del 47,5% registrato nelle politiche del 2018.
Nemmeno nei rioni più popolari e popolosi, il 'miracolo' del reddito di cittadinanza, il tormentone di questa campagna elettorale in salsa partenopea, è riuscito a mobilitare la folla, anche dopo che la pioggia e il vento forte hanno dato una tregua alla città.
'Voto di scambio', dicevano i big di centrodestra, sostegno dovuto a povertà sempre più diffusa, la difesa di chi lo aveva voluto e sempre difeso, M5s e Luigi di Maio. Non a caso erano Giuseppe Conte e lo stesso Di Maio i più presenti in strada soprattutto nelle ultime due convulse settimane.
Tacciono persino le cronache, in elezioni passate non avare di denunce per foto nel seggio e allarme e indagini per voti comprati per pochi euro. Il maltempo certo ha giocato la sua parte nel tenere lontano gli elettori dai seggi.
Ma non era difficile in una metropoli che già dal 2016 ha mostrato un sempre maggiore disinteresse per l'esercizio di questo diritto/dovere, riuscendo ad avere percentuali di astensionismo molto alte anche per le amministrative. Eppure proprio nel collegio della Camera per l'uninominale di Napoli-Fuorigrotta si gioca una delle partite più incandescenti di questa tornata elettorale.
Qui corrono per lo stesso seggio due ministri uscenti, Di Maio per il suo Impegno civico nel centrosinistra e Mara Carfagna per Azione; Maria Rosaria Rossi, che con la Carfagna ha militato in Forza Italia; e Sergio Costa, ministro del Movimento 5 stelle che non ha abbandonato i grillini.
"Non so chi votare", l'espressione più ricorrente quando il cronista chiede ai passanti perché non sono andati a esprimere una loro prefenza. Eppure la città non era ferma sotto i violenti scrosci d'acqua. Caffè e ristoranti pieni, gente in strada a guardare le vetrine dei negozi. Napoli sembra aver rinunciato a scegliere chi deve occuparsi anche del suo destino.
Clima da grande kermesse al 'quartier generale' di Fratelli d’Italia
Clima da kermesse delle grandi occasioni, quello che si respira al Parco dei Principi, l'hotel scelto da Fratelli d'Italia come location per la notte elettorale. Una notte che si preannuncia piuttosto lunga, tra attesa della chiusura dei seggi e, quindi, di exit poll prima e proiezioni poi per poter disporre di elementi abbastanza definiti per le prime valutazioni ufficiali.
Nei numeri della serata rientrano ovviamente, intanto, gli oltre 400 giornalisti accreditati in rappresentanza di testate italiane e straniere, adeguatamente 'assorbiti' dagli spazi messi a disposizione dall'organizzazione del partito di Giorgia Meloni, tanto nel grandissimo salone con il palco dominato dallo sfondo con maxisimbolo FdI quanto nella sala stampa vera e propria. Resta da vedere, in questa lunga notte elettorale, quando, e chi, darà ai giornalisti le prime indicazioni dal voto.
Bologna al voto tra rabbia e poca speranza (di Stefano Benfenati)
Bologna al voto tra rabbia e poca speranza. Rimarrà una roccaforte rossa oppure cambierà sponda ma il 'grido' degli elettori bolognesi è bipartisan e chiama in causa i limiti della politica. "Stop agli slogan e più attenzione ai problemi veri dei cittadini". Bologna vota e lo fa anche (e a volte soprattutto) per senso del dovere. Ma in fila già dal primo mattino in molti hanno il 'mal di pancià.
E non certo per la mancata colazione. Ma per una campagna elettorale che, secondo diversi elettori, nella città delle Due Torri e' stata "deludente". Il Crescentone di Piazza Maggiore trasuda storia politica. È stato la culla dell'Ulivo. Grandi manifestazioni, cortei: dal V-Day alle Sardine (ora sparite). Poi i gruppetti di anziani che si confrontavano in modo animato sui partiti. Prima e dopo il cappuccino. Ma nel giorno delle urne sembra che anche su Piazza Grande sia calato il silenzio elettorale.
Piazza Maggiore (dove è in corso il Festival Francescano) oggi è stata per ore meta di turisti. Inglesi, austriaci, americani, inconsapevoli che domani sarà scritto - vada come vada - un altro pezzo di storia per la Dotta. La piazza appare svuotata di politica, riflesso forse di una campagna elettorale che ha visto Bologna - un po' snobbata dai leader nazionali - giocare un ruolo marginale rispetto ad altre città.
"Solo slogan e un gran polverone. Non si è parlato di tasse, lavoro, welfare, prospettive per i giovani" protesta Giulio, 75 anni, fuori dal seggio dove ha votato Pier Ferdinando Casini, nel quartiere Savena. "Continuo a votare con poca speranza che le cose possano migliorare", gli fa eco Giuseppina 74 anni.
Mentre il Pd punta a confermare Bologna come fortino rosso, il centrodestra mira a conquistare anche il capoluogo emiliano dopo che alle politiche del 2018 la coalizione Lega-FI-FdI ottenne - per la prima volta dal Dopoguerra - il maggior numero di consensi in Emilia Romagna.
Dalla prima periferia - storicamente territorio rosso - ai quartieri più collinari i lamenti degli elettori bolognesi sono comuni. Come nel seggio dentro ai Giardini Margherita, il mega parco incastonato appena fuori le mura cittadine, dove vota la cosiddetta Bologna bene che risiede sui colli ed è meno spostata a sinistra rispetto al resto della città.
La campagna elettorale? "Non me ne sono accorta e non mi aspetto nulla. Ma votare è un dovere", dice Elisabetta, 60 anni, pelliccia (nonostante la temperatura non invernale) e orecchini di perla. "Abbiamo seguito poco i vari dibattiti", ammettono Elena (studentessa) e Sergio, 36 anni, ingegnere edile " ma siamo comunque venuti al seggio". "Non si sa dove sbattere la testa" dice Ilaria, sciarpa di seta al collo "ma non si può non votare".
In Campania affluenza 15 punti sotto la media del resto d’Italia
Crolla l'affluenza provvisoria in Campania. La rilevazione alle ore 19 fa segnare il 38,72%, quasi 14 punti percentuali in meno rispetto al 52,57% registrato, alla stessa ora, in occasione delle Politiche del 2018. Il dato della Campania risulta nettamente inferiore anche alla media nazionale, che è del 51%.
La maglia nera va alla provincia di Napoli, con il 36,86%, circa 14 punti in meno rispetto alla rilevazione del 2018. Fanno leggermente meglio Caserta (38,42%), Salerno (41,48%), Avellino (42,39%) e Benevento (43,49%). A Napoli città, l'affluenza provvisoria è del 36,78%, a fronte del 47,5% registrato nel 2018.
Matite finite, caos in un seggio ad Agrigento
Caos nel seggio di una scuola dell'Agrigentino dove sono finite le matite per votare. Il problema si è verificato nella sezione 47 della scuola Manhattan, al Villaggio Peruzzo, frazione del capoluogo siciliano. All'interno e all'esterno dei locali dell'istituto si è creato un caos con file interminabili per oltre due ore
L’affluenza crolla soprattutto al Sud e nei piccoli comuni
Se il dato parziale dell'affluenza alle 12 aveva sostanzialmente tenuto, quello delle 19 evidenzia un vero e proprio crollo: oltre 7 punti rispetto al 2018 (51,2% contro 58,4%). Anche alle 19 si conferma il forte divario tra regioni del Centro-Nord, dove l'affluenza cala di meno (solo del 2,1% nel Lazio e del 3,9% in Lombardia) e regioni del Sud, con la Campania (-13,9%), la Calabria (-12,7%) e il Molise (-12,4%) ai primi tre posti per il maggior calo di votanti rispetto al 2018.
Un'ulteriore analisi, condotta da YouTrend in base alle caratteristiche socio-demografiche dei comuni, evidenzia come il calo della partecipazione sia stato nettamente piu' marcato nei comuni meno popolosi (-9,4%) e in quelli con il reddito medio più basso (-9,5%), ma anche in quei comuni con le percentuali minori di residenti stranieri (dove l'affluenza e' calata di ben il 10,6%) e di laureati (-9,1%).
Youtrend, affluenza in calo nei comuni meno popolosi
Analizzando i dati delle 19 in base alle caratteristiche dei comuni, l'affluenza cala maggiormente in quelli meno popolosi (-9,4%) e con il reddito inferiore (-9,5%) rispetto a quelli piuù popolosi e con il reddito medio piu' alto (-7,0%). E' quanto viene fuori da una analisi di YouTrend sui dati dell'affluenza al voto alle ore 19. Inoltre, l'affluenza cala molto di più nei comuni con minor presenza di stranieri (-10,6%) e molto meno in quelli dove gli stranieri sono piu' numerosi (-5,4%). Discorso analogo per i laureati: piu' sono numerosi, meno cala l'affluenza.