AGI - Giovanni Paparcuri non ci ripensa. Lascia il 'bunkerino', le stanze del Palazzo di giustizia dove hanno lavorato Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, di cui è stato collaboratore dopo essere scampato all'attentato al giudice Chinnici.
Per 42 anni è stato in quel "palazzo dei veleni" che oggi afferma di "odiare", dal 2015 è stato ufficialmente, su incarico dell'Anm, il custode della memoria e dell'eredità morale contenute in quei locali-museo che raccontano la sfida alta, epica e quotidiana, dello Stato migliore contro la mafia.
Ma ora le gelosie, i "veleni" e le porte chiuse non sono più tollerabili. E, nonostante l'appello dell'Anm perché torni sui suoi passi, tira dritto: "Sono più che sereno, è vero mi dispiace lasciare, ma lascio con orgoglio e mi sono tolto un peso che era diventato un macigno. Sono consapevole di avere la coscienza a posto. Orgoglioso di avere fatto conoscere a più di trentamila persone chi erano quei giudici, ma tutto ha un prezzo e io lo sapevo che essendo nessuno me l'avrebbero fatta pagare, ma va bene così".
"Non è da oggi - spiegava nei giorni scorsi - che esistono svariati problemi, ma per amore di quei giudici sono tornato sempre sui miei passi". L'incarico di custode di questa preziosa memoria, ricorda Paparcuri, lo ha ricevuto il 16 dicembre del 2015. "Io non ci sarò più, ma ci tengo a precisare che non è una resa, ma devo farlo, perché sono stanco, sono stanco di chiedere continuamente scusa, sono stanco di leggere certe cose, stanco della tanta ipocrisia e della falsa solidarietà, stanco di difendermi, stanco delle invidie, stanco dei sospetti, stanco delle lamentele, stanco di raccontare, stanco di tutto, comunque è da parecchio che ci penso".
Afferma adesso Paparcuri: "Ho fatto anche degli errori e me ne sono assunto le responsabilità. L'unico errore che non mi perdonerò mai è quello di aver fatto rinascere quei luoghi e di avere permesso ad altri di impossessarsene. Orgoglioso - prosegue - di avere conosciuto tantissime persone che adesso sinceramente mi vogliono bene. Orgoglioso di essere stato sempre me stesso".
Felice di "avere fatto crepare di invidia e ingelosire qualcuno, specialmente quando il Servizio del cerimoniale del Presidente Mattarella ha voluto me come guida. Mi mancheranno i selfie che facevo con i visitatori e che a qualcuno disturbavano tanto, ma li posso fare anche in altra maniera e ne ho fatto uno a Carini con un giovane che è venuto a trovarmi di proposito con la sua ragazza polacca per esprimermi solidarietà. Ecco, questo è importante".