AGI - Il gip della Capitale, accogliendo l'opposizione di Legambiente Lazio, ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura dell'indagine legata a oBike primo servizio di "bike sharing a flotta libera" romano, che era arrivato nella Capitale nel 2016 e l'aveva poi lasciata a fine 2018 abbandonando in strada oltre 1.000 bici gialle.
Nell'indagine si procede per il reato di abbandono illecito di rifiuti. Il giudice ha disposto nuove indagini "al fine di accertare se sia stato dato seguito alle diffide inoltrate dal Comune di Roma, quale sia l'attuale situazione dei velocipedi, quanti e in quali condizioni siano ancora presenti, quanti e in quali condizioni siano ancora presenti sul territorio comunale e quanti siano stati rimossi e ad opera di chi, acquisendo, ove disponibile, documentazione (...) attestante lo stato dei mezzi".
Il presidente di Legambiente Lazio, Roberto Scacchi, auspica che "si faccia giustizia nella vicenda assurda delle migliaia di bici gialle abbandonate a Roma .Una situazione che i romani purtroppo conoscono, conseguenza dell'arrivo e dell'addio di un servizio di bike sharing che ha abbandonato le bici nelle strade del centro, distrutte poi da continui vandalismi in grado di ridurle in tonnellate di ferraglia arrivata poi, in particolare, nelle sponde del fiume e poi in fondo all'acqua".
A spingere oBike a lasciare la Capitale A spingere l’azienda a fare un passo indietro sarebbero da un lato le difficoltà finanziarie che la società di Singapore sta riscontrando nel 2018, ma anche i numerosi atti di vandalismo a danno delle bici, con una lievitazione enorme dei costi per la società.
Obike aveva lanciato il suo servizio a Roma nel dicembre 2017. A luglio 2018 aveva annunciato il traguardo delle 4mila corse al giorno in ogni angolo della città e 230 mila utenti iscritti al servizio. Lo stesso mese però fece scalpore un video in cui si vedeva una ragazza buttare nel Tevere una bici Obike tra le risate dei suoi amici. Un gesto che causò la reazione indignata del sindaco di Roma Virginia Raggi. La ragazza fu in seguito individuata e denunciata.
Dopo un anno appena di servizio, il numero delle bici sparite dai radar della società era enorme. Smontate, verniciate, rivendute. Moltissime quelle inutilizzabili per via dell’assenza di sellini, sfilati dagli utenti per usare le bici come mezzo proprio impedendo agli altri l’utilizzo. Sui social molti segnalavano un aumento delle carcasse delle bici Obike abbandonate in strada, segno che la società non era più intenzionata a ripararle e che l’uscita dal mercato italiano sarebbe avvenuta come poi è stata: gradualmente, fino a quando delle bici non sarebbe rimasto che carcasse abbandonate in strada, inutili anche a gesti di vandalismo.