AGI L'emergenza dovuta alle cavallette in Sardegna non è affatto terminata, anche se si è diradata la frequenza dei video da film dell'orrore di cui fino a un mese fa i social pullulavano.
Dopo aver distrutto almeno 50 mila ettari di coltivazioni, secondo le stime, prima di esaurire il loro ciclo vitale, nel frattempo le locuste - milioni - hanno già deposto le uova. Le 'ooteche', gli involucri in cui sono contenute le uova, si trovano in uno strato superficiale, a pochi centimetri sotto terra. Agli inizi di aprile è prevista la nuova schiusa.
Per contrastare l'invasione - questo è il quarto anno, finora il peggiore - ed evitare che anche dalla prossima primavera si ripeta la distruzione soprattutto nei campi della Sardegna centrale, si profila una serie di interventi di lotta integrata.
"L'azione più ovvia è arare i terreni all'inizio dell'autunno in modo da portare in superficie le 'ooteche' e poi, all'inizio della primavera, appena si schiudono le uova è fondamentale intervenire con i trattamenti per colpirle quando sono ancora nella fase giovanile", spiega all'AGI Marcello Onorato, dirigente dell'agenzia regionale Laore, responsabile del piano per il contrasto delle cavallette. "Quest'anno abbiamo fatto circa 640 trattamenti localizzati, ma stiamo già ragionando su come si potrà intervenire per l'anno prossimo".
L'esempio di Israele
A fine giugno l'esperto israeliano di lotta alle cavallette, lo zoologo Yoav Motro, ha compiuto un sopralluogo di due giorni coi tecnici di Laore, i ricercatori dell'università di Sassari e i sindaci dei territori devastati dalle locuste. In Israele, ad esempio, per combattere le locuste si usano droni per trattamenti dall'alto: "Noi, però, in Italia non li possiamo utilizzare, anche se impieghiamo gli stessi", precisa Onorato. "L'unica differenza è che noi li usiamo da terra. Gli israeliani hanno un sistema di monitoraggio e con i droni seguono gli sciami delle locuste appena si spostano, vedono dove si fermano e dove si raggruppano sul terreno e poi le colpiscono con i trattamenti".
"Il problema delle cavallette non si risolve rapidamente con un colpo di bacchetta magica, ma con calma, pianificando le varie azioni e mettendo in campo dei mezzi adeguati", spiega all'AGI Ignazio Floris, entomologo e docente dell'universita' di Sassari. "Se vogliamo salvare l'ambiente e l'agricoltura dobbiamo mettere in conto dei piani complessi, che richiedono un po' più di tempo. E, quando si presenta il problema, va affrontato subito".
"Avevo segnalato il fenomeno dell'infestazione delle cavallette al tavolo tecnico sanitario della Regione nel 2019. Allora", ricorda Floris, "il problema interessava qualche migliaio di ettari. Oggi, nel 2022, gli ettari infestati sono diventati circa 50 mila. C'è anche da dire che questo non è un problema che riguarda solo la Sardegna, ma in generale l'Italia. Il punto è che nelle varie situazioni ci si muove solo quando si presenta l'emergenza, perché non c'é la cultura della prevenzione. Visti i risultati, però, mi pare necessario iniziare a cambiare paradigma".
Il coleottero antagonista
L'entomologo ritiene che le locuste debbano essere eliminate con un piano di lotta preventiva integrata che include anche le larve di un insetto, il coleottero 'Mylabris variabilis', che era stato già introdotto in Sardegna nel 1946. "Bisogna, però, tenere presente che sono rarissimi i casi in cui solo gli insetti antagonisti riescono ad agire e questo fa parte degli equilibri naturali", precisa l'esperto. "Inoltre, questo predatore di uova segue la dinamica delle cavallette. Noi lo stiamo controllando, sta crescendo, ma ha bisogno di un po' di tempo. Senza dubbio può dare un contributo importante".
La mosca 'killer'
"Oltre a questi coleotteri, ci sono anche delle mosche, i 'ditteri bombilidi'", aggiunge Floris. "Abbiamo visto che le loro larve stanno mangiando le uova delle cavallette. Stiamo cercando di quantificare il loro lavoro adesso, per capire in quale percentuale possano effettivamente contribuire alla lotta".
Il fattore 'climate change'
Floris non nasconde una forte preoccupazione per il futuro. "Presumibilmente, queste situazioni di proliferazione delle cavallette ci saranno sempre di più", pronostica, "perché tra i fattori che predispongono la loro riproduzione ci sono anche i cambiamenti climatici, le condizioni dei terreni agricoli che diventano sempre più incolti".
Il modo per stroncare le locuste sul nascere, oltre che con gli insetti antagonisti, sono le arature. "Stiamo predisponendo una mappatura dei terreni più suscettibili", conferma il docente dell'università di Sassari, "per pianificare degli interventi di aratura, che potranno essere eseguiti da settembre fino a dicembre prossimi, ma non in tutti i siti. In alcuni, infatti, non si può intervenire e in altri ci sono problemi di erosione. In ogni caso è un ulteriore sistema che, con la lotta biologica integrata, potrà aiutare a contenere il fenomeno".
Le cavallette nascono nei punti dove si depongono le uova e all'inizio non hanno ali e non si muovono e, in quella fase, è semplice colpirle. "È un fenomeno che deve essere controllato fin all'inizio ed è quello che si è tentato di fare anche quest'anno. In molti siti, però, non si è potuto agire perché erano coltivati con metodo biologico", evidenzia Floris. "Ciò che è stato fatto quest'anno, e che darà i frutti l'anno prossimo, è l'avere chiesto al ministero deroghe per poter usare dei prodotti biologici contro le cavallette che non erano autorizzati in Italia. In ogni caso, ci vuole un'organizzazione capillare nel territorio. Si sta cercando di coinvolgere l'agenzia regionale Forestas, il Corpo forestale oltre a Laore. Devono collaborare, inoltre, gli agricoltori, che hanno un ruolo fondamentale. Devono segnalare i casi e fare in modo di agevolare tutti gli interventi".
"Campi desertificati"
"Dopo il passaggio delle cavallette, ci siamo resi conto che i terreni più colpiti in assoluto sono quelli coltivati che ora appaiono desertificati, perché le locuste mangiano tutto fino alle radici", racconta all'AGI Rita Tolu, avvocata, imprenditrice e rappresentante del Comitato Lotta alle cavallette nella media valle del Tirso, in Sardegna. "Dunque, se non si interviene con una lavorazione, con l'aratura e la semina, in quel terreno colpito il prossimo anno non crescerà più niente, con un danno altissimo alla biodiversità, perché le piante non si rigenerano. Sono danni al territorio".
"Per la stagione 2022-2023 tutto il foraggio che verrà dato agli animali è stato acquistato", precisa Tolu. "Nessuno è riuscito a fare provviste".
Vie giudiziarie
"Finora dalla Regione non è stata data alcuna risposta e dal 2019 a oggi non è arrivato alcun indennizzo o risarcimento danni per le perdite subite". accusa Tolu. "Se sarà necessario, chiederemo aiuto alle autorità giudiziarie per tutelarci e un intervento di urgenza contro l'infestazione. Non abbiamo alcuna intenzione fermarci e di assistere di nuovo a un'altra devastazione come quella di quest'anno".
"Abbiamo deciso di scrivere e inviare una nuova comunicazione alla Regione per sapere cosa sta facendo", annuncia la rappresentante del Comitato. "Ci stiamo organizzando per le lavorazioni dei terreni che, in base al tempo e con le prime piogge, dovrebbero partire tra fine agosto e l'inizio di settembre. Gli agricoltori stanno iniziando adesso a programmare e a pianificare per la prossima stagione produttiva. Devono valutare la convenienza della coltivazione da un punto vista economico, considerando quello che è successo quest'anno. Noi vorremmo sapere, quindi, quali azioni la Regione intenda porre in essere e cosa voglia fare rispetto tutti i terreni pubblici abbandonati e non coltivati".
"Ooteche ovunque"
L'avvocata-imprenditrice (la sua famiglia è titolare di un'azienda agricola nel Nuorese), racconta di avere effettuato recentemente, assieme a degli esperti alcuni rilievi sia in terreni coltivati sia in quelli abbandonati. "Rimuovendo uno strato di terra, dopo aver scavato in vari terreni con una zappetta per circa 4 centimetri, abbiamo trovato le 'ooteche' ovunque, anche in quantità molto elevate".
"Teniamo presente che ogni 'ooteca' contiene anche settanta uova e pare che prima di morire ogni cavalletta possa deporre fino a tre 'ooteche'", spiega Tolu." Non oso immaginare cosa accadrà il prossimo anno se non si farà niente, visto che le uova inizieranno a schiudersi agli inizi di aprile. Sempre durante i rilievi, in vari terreni abbiamo trovato solo tre insetti antagonisti naturali a fronte di migliaia di uova e questo fa capire che, purtroppo, questo tipo di contrasto non può essere sufficiente".
Aziende senza foraggio
"Nessuno si è ancora attivato per far arrivare un solo euro a chi per la quarta annata consecutiva ha perso tutto: non chiediamo tanto dei soldi, ma almeno delle scorte di foraggio che aiutino gli allevatori a superare la stagione invernale. Siamo in ginocchio". Rita Zaru è sindaca di Noragugume, comune di poco meno di 300 abitanti della provincia di Nuoro, tra le aree più colpite dall'infestazione delle cavallette.
"Questa è una zona già de-industrializzata e in piena crisi economica. I giovani", racconta all'AGI, "si sono reinventati un lavoro nelle campagne. Alcuni si sono insediati in agricoltura da pochissimo e da tre anni non vedono praticamente un centesimo. Ci hanno rimesso solo di tasca. In queste condizioni, mi chiedo per quanto tempo saranno ancora in grado di sopravvivere sul mercato. Viene messa in discussione la sussistenza di queste aziende".
"Sono andata a bussare negli uffici della Regione e in quelli della Fao", dice Zaru. "Sono andata a Bruxelles e ho parlato anche con Paolo De Castro, ex ministro alle Politiche agricole e uno tra i massimi esperti di agricoltura in Italia. In Israele, ad esempio, la lotta alle cavallette si fa anche con i mezzi aerei, mentre in Italia questo sistema non è consentito. Il vero limite qui è legato, purtroppo, alla nostra legislazione".