AGI - Lasciare morire di fane la figlia di un annio e mezzo per non rinuncuiare a una storia d'amore appena iniziata. Alessia Piefferi, arrestata per la morte della figlioletta abbandonata per sei giorni in un appartamento alla periferia di Milano, ha provato a spiegare al Gip le ragioni del suo gesto.
"Contavo sulla possibilità di avere un futuro col mio compagno" e "infatti era proprio quello che in quei giorni stavo cercando di capire: è per questo che ho ritenuto cruciale non interrompere quei giorni in cui ero con lui anche quando ho avuto paura che la bambina potesse stare molto male o morire" ha detto in una sorta di giustificazione al gip Fabrizio Filice nell'interrogatorio dell'udienza di convalida del fermo.
Per il Gip deve restare in carcere
Il giudice ha deciso che la donna deve restare in carcere. Lo ha deciso il gip Fabrizio Filice che ha convalidato il fermo e disposto la misura cautelare. Rispetto alla richiesta del pm Francesco De Tommasi il giudice ha escluso l'aggravante della premeditazione riconoscendo alla donna solo quella dei futili motivi.
All’uscita dal carcere milanese di San Vittore, dove la sua assistita si trova da giovedì mattina, l’avvocata Raffaella Brambilla ha preferito non rispondere alle domande dei giornalisti.
"Ha fatto del male alla persona più vulnerabile"
Alessia Pifferi ha avuto una "condotta dall'impatto intrinsecamente ed estremamente violento, anche se non in forma commissiva" nei confronti della figlia, scrive il gip nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere . Per il giudice, la piccola Diana era la "persona in assoluto più vulnerabile" con la quale Pifferi "si trovasse in relazione, alla quale era, come in effetti è stato, facilissimo fare del male".
"Una donna pericolosa e senza scrupoli"
Per il pm di turno Francesco De Tommasi Alessia Pifferi è "senza scrupoli e pericolosa", una persona che - è la tesi - ha consapevolmente abbandonato la piccola mettendo davanti ai bisogni della bambina i suoi interessi personali, come la relazione con il compagno 58enne di Leffe (Bergamo). Nella richiesta di convalida del fermo il magistrato ha sostenuto l'esistenza del pericolo di fuga e di reiterazione del reato.
"Diceva, piangendo, 'Sono una buona mamma, non sono una delinquente'" ha raccontato una vicina di casa di Alessia Pifferi, "Nei giorni scorsi non ho sentito e visto nulla. Ho pensato fosse in vacanza". Piccoli palloncini bianchi in memoria di Diana sono stati appesi da un'altra vicina sulla cancellata di ingresso della palazzina di via Parea. Su uno dei palloncini, la donna ha disegnato un cuore con scritto all'interno il nome Diana, su altri le scritte 'piccolo angelo.
La nonna della piccola non ha voluto parlare con i giornalisti: è arrivata a passo svelto nella strada chiusa nel quartiere popolare di Ponte Lambro. Insieme a lei un uomo che l'ha aiutata a portare una borsa della spesa. "Andate via o vi denuncio", ha urlato ai cronisti prima di infilarsi nella cancellata della palazzina dove la figlia abitava con la nipotina.
Accanto al letto della bambina, abbandonata per sei giorni, c'erano un biberon col latte e una boccetta mezza vuota di En, un potente farmaco ansiolitico. Stando alle prime indagini la donna, nei sei giorni in cui ha lasciato la figlia, nata da un precedente relazione, sarebbe anche passata da Milano per accompagnare il compagno che doveva svolgere delle commissioni di lavoro. E in questa breve tappa non sarebbe passata a verificare le condizioni della piccola. Nel sopralluogo in casa gli investigatori della Polizia hanno trovato di fianco al lettino un biberon di latte e l'ansiolitico. Per chiarire le cause del decesso il magistrato ha disposto l'autopsia.