AGI - Non fu una mano criminale a innescare il grande rogo che la scorsa estate devastò il Montiferru e la Planargia, nell'Oristanese, incenerendo quasi 13 mila ettari di terreni, di cui circa 4 mila di boschi. Fu, invece, un fatto cosiddetto 'accidentale' a innescare il più spaventoso incendio scoppiato in Sardegna nell'intero 2021, anno che proprio quel rogo ha contribuito a rendere il peggiore degli ultimi 24 nell'isola.
Portano a questa conclusione accertamenti e indagini disposti dalla procura della Repubblica di Oristano, che aveva aperto un fascicolo su quella tragedia ambientale, che in 12 mesi si è arricchito di relazioni, verbali, materiale fotografico, perizie.
L'inchiesta era partita puntando l'attenzione su un altro incendio avvenuto il giorno precedente al rogo sul Montiferru, venerdì 23 luglio 2021. Le fiamme investirono un'area tra Bonarcado e Santu Lussurgiu, alimentate dal fuoco che avvolse un'auto lungo la strada provinciale.
Le fiamme fermate dal mare
Dopo ore di duro lavoro l'apparato antincendio riuscì a fermare l'incendio. L'indomani mattina, sabato 24 luglio, ci fu un lavoro di bonifica che chiuse l'intervento. Ma poche ore dopo, complice una giornata torrida con un'eccezionale vento caldo che spazzò l'Oristanese, sotto la cenere si riaccesero le fiamme e il fuoco ripartì, raggiungendo i boschi di Santu Lussurgiu, poi quelli di Cuglieri e quindi le colline di Scano Montiferro e le vallate di Sennariolo e Tresnuraghes, fermandosi solo il giorno dopo davanti al mare di Porto Alabe, mentre altri fronti bruciavano nell'entroterra.
L'allora procuratore della Repubblica di Oristano Ezio Domenico Basso accreditò da subito l'ipotesi del fatto accidentale, affidando le indagini a Corpo forestale regionale e carabinieri, ora concluse. Gli investigatori hanno escluso il dolo e non hanno accertato né responsabilità né colpevoli.