AGI - Avrebbero presentato il dipinto "Caritas romana" della pittrice caravaggesca Artemisia Gentileschi (1593-1653) dissimulando la sua attribuzione e dichiarando un prezzo inferiore agli oltre 2 milioni di euro di valore, tramite una agenzia di intermediazione toscana, riuscendo a ottenere un attestato di libera circolazione per passare il confine italiano viziato però "dalla erronea rappresentazione e valutazione dei fatti posti a base della decisione della Commissione consultiva".
L'opera è riuscita così a oltrepassare il confine italiano, finendo a Vienna. È proprio nella capitale austriaca che i carabinieri del nucleo tutela del patrimonio culturale di Bari lo hanno trovato e riportato in Italia dopo un'intensa attività di indagine durata due anni.
Il documento, dunque, è stato annullato con successivo ordine di rimpatrio dell'opera. "Se non si insegna la bellezza, non si insegna la legalità. Il fatto che recuperiamo la nostra storia, il nostro passato è quello che rende uomini liberi", ha commentato il procuratore capo di Bari, Roberto Rossi, a margine della conferenza stampa.
Il dipinto fa parte della grande collezione d'arte del conte Giangirolamo II Acquaviva d'Aragona (1600 - 1665), che lo aveva commissionato alla pittrice romana intorno alla metà del Seicento.
I proprietari lo hanno affidato a una casa d'aste austriaca per massimizzare il ricavo economico derivante dalla vendita all'estero dell'opera che sarebbe stata così sottratta "definitivamente e irrimediabilmente" al patrimonio culturale italiano.
I due indagati, sono gli stessi che, secondo quanto riferiscono gli inquirenti, avrebbero omesso di dichiarare all'Ufficio esportazione del ministero della Cultura di Genova, il legame tra l'opera e il Castello di Conversano (Ba) in cui era conservato.
I militari - con il coordinamento dell'organismo europeo di cooperazione giudiziaria penale Eurojust e la collaborazione della Polizia austriaca - dopo aver rintracciato il dipinto in una casa d'aste in Vienna, lo hanno sottoposto a sequestro in esecuzione di un provvedimento di freezing, da cui prende il nome l'operazione, previsto dal regolamento europeo 1805/2018 ed emesso dalla Procura di Bari. Determinante - spiegano gli investigatori - è stato il supporto dell'ambasciata italiana in Austria, della polizia austriaca e di Eurojust. La Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per la Città metropolitana di Bari procederà ai riscontri di carattere tecnico sulla tela, in sinergia con gli istituti specialistici ministeriali. È stato richiesto incidente probatorio.