AGI – “Ora chiudiamo quella fase storica: o con l’amnistia per Battisti e gli altri detenuti oppure cercando forme alternative al carcere di espiazione della pena”. Dopo il no della Francia all’estradizione di dieci ex militanti della lotta armata, l’avvocato Davide Steccanella chiede una soluzione favorevole anche per il suo assistito Cesare Battisti, l’ex esponente dei Proletari armati per il terrorismo che sta scontando l’ergastolo in Italia dopo l’arresto in Bolivia nel 2019 e il sì del Brasile all'estradizione.
"Parigi influenzata anche dal trattamento nei confronti di Battisti"
“Credo che a influenzare la decisione della Corte d’Appello di Parigi sia stato anche vedere come il nostro Paese sta trattando Battisti – spiega all’AGI il legale, autore di numerosi volumi su quella fase storica -. Un uomo di 70 anni che è stato sbattuto in isolamento nel carcere di Oristano e qualificato ai fini delle modalità di detenzione come un terrorista islamico anche se gli ultimi fatti che gli vengono contestati risalgono al 1979, quando c’era ancora la tv in bianco e nero. Davvero si pensa che possa essere ancora un pericolo per la collettività?”.
Per Steccanella la decisione della Francia era scontata: “Non aveva nessun senso restituire all’Italia dei ‘ruderi’, persone anziane colpevoli di reati in un periodo storico irrepetibile. Nel 2022 possono forse ricostituire le Brigate Rosse? Uno Stato civile deve fare i conti con la storia, che non può essere una perenne cronaca giudiziaria, e col diritto. La pena ha due requisiti, quello dell’afflittività e quello del recupero sociale. Non ha senso voler recludere o tenere reclusa una persona in un contesto storico del tutto mutato. Queste sono persone che non hanno più violato la legge per decenni, dimostrando di non essere più un pericolo”.
Fa l’esempio di Mario Moretti “che 40 anni dopo deve ancora assurdamente rientrare il carcere tutte le sere”.
"Nessuna impunità, tutti hanno pagato"
Ci tiene a sottolineare che “non è vero che queste persone l’hanno fatta franca. Hanno pagato tutte. Battisti per esempio ha scontato una decina di anni di carcere e ha vissuto una vita in esilio che, comunque la si veda, significa non poter dolorosamente mettere piede nel proprio Paese. Capisco la rabbia dei parenti delle vittime, ma queste persone hanno pagato tutte il loro conto, dopo essere state processate. Chi col carcere, chi con l'esilio. Come ha detto lo scrittore Erri De Luca con una felice espressione 'Hanno scontato il Novecento'”.
A testimonianza che quella “fu una guerra, seppure a bassa intensità”, il legale cita il documentario andato in onda di recente su Sky intitolato ‘Il sequestro Dozier’ in cui alcuni poliziotti ammettono di avere torturato dei militanti. “Tutte le guerra hanno una fine. Paradossalmente lo Stato continua a tenerla in vita con le richieste di estradizione e tenendo in carcere Battisti e altri con un atteggiamento che sembra ispirato a un desiderio di vendetta. Ma la vendetta non ha nulla a che fare col diritto”.