AGI – Per la prima volta, Como, città di lunga tradizione liberale, scaccia i partiti dal suo governo ed elegge un candidato civico. Al terzo tentativo Alessandro Rapinese, 46 anni, da più di un decennio ‘guastatore’ della politica locale con le sue battaglie portate avanti attraverso una certa irruenza di linguaggio e modi, conquista Como liberandola, dice, “dai partiti che ci hanno portato nel terzo mondo”.
Un esito in parte sorprendente perché la candidata del centrosinistra Barbara Minghetti partiva dal 39,4% del primo turno contro il 27,32% di Rapinese che aveva battuto il rappresentante del centrodestra, il medico Giordano Molteni, all’ultimo voto e dopo un sofferto e contestato conteggio delle schede.
Molteni ha presentato nei giorni scorsi un ricorso al Tar al quale chiede di riconsiderare l’esito del primo turno. La risposta della giustizia amministrativa arriverà quando Rapinese sarà già nel pieno del suo mandato.
Fatto fuori il centrodestra dalla contesa decisiva, evento mai successo prima, Rapinese ha sconfitto Minghetti, ex presidente del Teatro locale e ora direttrice del Regio di Parma, sfruttando tre fattori: non tutti gli elettori della candidata sono riandati a votarla; una parte dell’elettorato leghista che non aveva scelto Molteni, indicato da Fratelli d’Italia, si è presentato alle urne al secondo giro per il 'civico'; una fetta della sinistra meno moderata non gradiva il nome della sfidante del futuro sindaco e si è astenuta.
“La forza di popolo ha cacciato i partiti all’opposizione”, ha esultato il vincitore con 14.067 voti, il 55,36% contro le 11.345 preferenze, il 44,64%), di Minghetti. Il tutto con un astensionismo mai visto da queste parti, in una città con 84mila abitanti che, nonostante la vocazione turistica, si confronta con problemi radicati da molto tempo, tra cui il lungolago 'sparito' per le paratie in costruzione da 30 anni.