AGI - Le tensioni tra Cina e Stati Uniti sulla questione di Taiwan raggiungono anche il mondo del cinema, con il sequel di Top Gun che finisce sotto osservazione.
Le bandiere di Taiwan e del Giappone sono tornate tra le toppe sul dorso del giubbotto di Pete "Maverick" Mitchell, interpretato da Tom Cruise, e accolte con ripetuti applausi dagli spettatori dell'isola che hanno assistito alla prima del sequel del successo del 1986.
Le due bandiere cucite sul dorso del bomber, ma soprattutto quella di Taiwan, erano date tutt'altro che scontate nel 2019, quando apparve per la prima volta il trailer di "Top Gun: Maverick", la cui uscita è stata rinviata fino a oggi.
La loro apparente sostituzione con altre due immagini aveva aperto a dubbi sull'atteggiamento dell'industria di Hollywood nei confronti della Cina, che negli ultimi ha dato segnali di essere incline a scendere a compromessi con l'establishment cinese per non irritare i leader di Pechino.
E, invece, le due bandiere appaiono anche 36 anni dopo il successo di Top Gun sul retro del bomber del pilota interpretato da Cruise, in un segnale che il cinema a stelle e strisce appare incurante dei sentimenti nazionalisti della leadership, e soprattutto del presidente, Xi Jinping, che l'anno scorso aveva promesso che la "riunificazione" di Taiwan alla Cina "si farà".
Il sequel di Top Gun non è previsto che esca nelle sale cinematografiche cinesi, ma la comparsa della bandiera di Taiwan, che la Cina considera parte del proprio territorio nazionale, potrebbe non passare inosservata a Pechino, finora silente sull'episodio.
La Cina ha mostrato irritazione, oggi, per la visita sull'isola della senatrice democratica Tammy Duckworth, forte sostenitrice dell'invio di armi Usa a Taiwan e ha avvertito gli Usa di non continuare a deteriorare le relazioni con Pechino.
La questione dell'isola che sta infiammando i rapporti tra Cina e Stati Uniti potrebbe tornare di scena la settimana prossima a Singapore, dove si terrà la diciannovesima edizione degli Shangri-la Dialogue sulla sicurezza.
Oltre alla già annunciata partecipazione del segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, Pechino ha confermato oggi la presenza del ministro della Difesa cinese, Wei Fenghe, che il mese scorso, durante un colloquio telefonico con Austin, aveva avvertito gli Usa a non sottovalutare la determinazione della Cina nella difesa dei propri interessi nazionali, a cominciare proprio dalla questione di Taiwan.