AGI - Due fratelli preti che vivono insieme nella stessa parrocchia di Santa Maria alla Fontana a Milano: uno, don Alberto Lucchina, è stato ‘sanzionato’ dal Tribunale Canonico a esercitare le sue funzioni per 5 anni in una casa di riposo stando lontano dai minori perché riconosciuto autore di violenza sessuale ai danni di una ragazza all’epoca quindicenne; l’altro, don Maurizio, attuale guida della comunità di fedeli nel quartiere Isola, risulta coinvolto in un procedimento penale per abusi su una donna disabile.
Don Maurizio conferma che il fratello vive in parrocchia
Per lui il pm Roberto Fontana, non entrando nel merito della vicenda, ha chiesto l’archiviazione perché la denuncia è stata presentata oltre il limite, previsto dalla legge, di un anno dai fatti ipotizzati. La vicenda è emersa dopo che nei giorni scorsi il sito ‘Rete l’Abuso’ ha dato conto della ‘condanna’ di don Alberto e annunciato di avere presentato un esposto alla Procura “perché il prete aveva detto al Tribunale Canonico che si sarebbe autosospeso e domiciliato subito in una casa di riposo ma sappiamo che è ancora a contatto coi giovani”.
“Dopo la pubblicazione dell’articolo su don Alberto qualche giorno fa – racconta Francesco Zanardi, presidente dell’associazione che raccoglie i casi di violenze da parte dei religiosi e assiste le vittime – mi ha scritto una donna spiegandomi di avere denunciato solo di recente ai carabinieri una violenza sessuale subita da don Maurizio nel 2015”.
L’AGI ha incontrato don Maurizio nella sua parrocchia: “Sì, mio fratello Alberto vive qui, in attesa che il procedimento canonico faccia il suo corso su fatti che risalgono a 30 anni fa” conferma, senza far riferimento alla sanzione in primo grado e assicurando che don Alberto non segue attività coi ragazzi, come invece riferito da alcuni frequentatori dell’oratorio. “La mia è una storia diversa, sono solo calunnie sul mio conto – prosegue -. Non ho mai saputo di essere stato indagato, l’ho letto sul web. Mi sono informato tramite un avvocato e ho saputo che sono stato archiviato”.
In realtà al momento pende una richiesta di archiviazione a cui l’avvocato Daniela Cultrera, per conto della ‘Rete l’Abuso’, ha annunciato di avere presentato opposizione chiedendo al giudice di disporre l’imputazione coatta per l’indagato. L'udienza deve ancora essere fissata. Don Maurizio dice di avere “rivisto la donna nel 2020” e nega la violenza.
Le proteste dei parrocchiani
“L’ho conosciuto la notte di Capodanno del 2015 – si legge nella denuncia della donna di 47 anni -. Tante persone sono al corrente del malessere che mi ha provocato”. “Mi fa male vedere il mio nome associato all’ipotesi di una violenza su una donna, proprio in un momento in cui si parla così tanto di questo tipo di violenza – dice il parroco -. Avrei voluto querelare ma la Diocesi mi ha consigliato di lasciar perdere. I parrocchiani cosa dicono? Bisogna distinguere tra chi frequenta assiduamente la parrocchia e conosce la situazione e chi ci viene in modo occasionale”, facendo intendere che i primi sono con lui, ed esprime il suo sconforto: “Nella vita non sai mai cosa ti può capitare…”.
“Dopo la sanzione del Tribunale Canonico – afferma Cultrera – don Alberto avrebbe potuto presentare ricorso entro 5 giorni alla Congregazione per la Dottrina della Fede ma non l’ha fatto. Ora manca un ultimo passaggio davanti al Promotore di giustizia. Durante l’istruttoria, molto approfondita, c’è stato anche un confronto tra lui e la vittima che ha trovato il coraggio di denunciarlo nel 2019, a una trentina d’anni dai fatti. Don Alberto ha ammesso parzialmente le accuse ma il Tribunale ha riconosciuto appieno la ricostruzione della vittima e la sua credibilità”. Intanto all'associazione arrivano le proteste scritte di alcuni parrocchiani: "Don Alberto sta coi ragazzi, è una situazione triste e pazzesca"; "Segue i ragazzi del Gruppo Medie, continua a fare quello che gli pare".