AGI - Centotrentuno stragi familiari in dieci anni in Italia e 287 vittime. Sono i dati della banca dati Eures, secondo cui 9 responsabili su 10 (il 90,1%) sono uomini.
Donne 56% vittime
Nella larga maggioranza delle stragi familiari commesse da un uomo la vittima principale è la moglie o l’ex moglie (con 66 vittime dal 2010, pari al 56%), mentre i figli o altri parenti rappresentano le “vittime collaterali” di un evento principalmente diretto contro la partner/ex partner.
Molto frequenti anche i genitoricidi, ovvero l’omicidio di entrambi i genitori, con 14 casi negli ultimi 10 anni (11%) e i figlicidi multipli (12 casi, pari al 10,2%), questi ultimi spesso uccisi per colpire la moglie/ex moglie. Numerosi anche gli omicidi multipli che coinvolgono altre figure familiari (fratelli, zii, nonni, nipoti, ecc.) che rappresentano complessivamente il 33% degli eventi e il 29,3% delle vittime (84).
In 10 anni uccisi 94 figli
Quando invece ad uccidere è una donna, la strage familiare colpisce quasi esclusivamente i soli figli (in 11 casi, pari all’84,6% delle stragi familiari commesse da una donna) mentre nei restanti due casi si tratta di genitoricidi. Complessivamente i figli uccisi nelle stragi familiari, sono stati nell’ultimo decennio ben 94: 70 uccisi dai padri e 24 dalle madri.
I suicidi allargati
Nel 54,2% dei casi (71 in valori assoluti) gli autori, dopo aver commesso la strage, si sono suicidati (si parla in questo caso di “suicidi allargati”), a fronte del restante 45,8% (pari a 60 autori) che non si sono invece tolti la vita. La dinamica è più frequente quando l’autrice è una donna (delle 13 autrici di stragi familiari infatti 8, pari al 61,5%, si sono tolte la vita), a fronte di un più contenuto 53,4% rilevato tra gli autori maschi (con 71 suicidi a fronte di 60 autori ancora in vita). Tale situazione si registra soprattutto quando le vittime sono i figli (o quando sono i figli e la moglie/ex moglie), più raramente quando ad essere uccisi sono i genitori o altre figure familiari.
Arma del delitto
Nelle stragi familiari, emerge una centralità delle armi da fuoco, che hanno determinato il 42,1% delle vittime (52,9% nei casi di suicidio dell’autore); seguite, con ampio scarto, dalle armi da taglio (29,7% delle vittime), mentre valori meno significativi si osservano per il ricorso alla violenza fisica (7,6%), alle armi improprie (5,2%) e al ricorso a farmaci/veleni (4,5%).