AGI - Decidere di cambiare vita non è mai facile. Anche se con una guerra in casa queste decisioni si prendono più velocemente. Per Elena, 24 anni, e la madre, Nadiya, il punto di non ritorno sono stati i missili lanciati su Kiev, la loro città d'origine, proprio durante la visita del segretario generale dell'Onu Antonio Guterres. Il giorno dopo, il 29 aprile, eravamo sedute accanto in aereo.
Il volo, della Skyup, la compagnia aerea ucraina, decollato da Chisinau in Moldavia, dove l'AGI ha realizzato diversi reportage, era diretto a Malpensa. Da lì, dopo un paio di ore, avevano il transfer per Londra. Lunghi capelli rossi rame e occhi che brillano: mamma e figlia sembrano sorelle. La differenza è che solo la giovane parla inglese. L'altra ci ascolta tentando di capire.
"Proviamo a iniziare una nuova vita", dice Elena con "grande emozione". Ma quindi non avete intenzione di tornare in Ucraina quando tutto sarà risolto? "Non credo. Non io. Ci abbiamo provato a resistere. All'inizio ci siamo spostate a Odessa, perché tutti pensavamo che sarebbe finita presto. Ma non è stato così, e le bombe sono arrivate anche lì. E poi, ancora un viaggio, in Moldavia, ma già con l'idea di partire per la Gran Bretagna, dove abbiamo dei parenti".
Il padre, come tutti gli uomini tra i 18 e i 60 anni, è rimasto a Kiev, "va regolarmente al lavoro tutti i giorni. È nelle ferrovie, che per adesso ancora funzionano. Devono garantire gli spostamenti a chi vuole fuggire". Ci sono anche molte persone che stanno tornando nelle loro case?
"È vero, la gente è stanca di stare lontano da casa. Molti, si sentono più 'fiduciosi', perché con il passare del tempo la sensazione di pericolo è diminuita. Ma c'è anche un altro motivo, ed è economico: molti ucraini, anche nostri amici, si erano spostati al confine con la Polonia, senza uscire dal Paese, però in quelle zone gli affitti sono aumentati molto, quasi raddoppiati. Quindi non è possibile rimanerci a lungo".
E cosa ti piacerebbe fare nella tua nuova vita londinese? "Trovare un lavoro" è la prima cosa. "Parlo cinese, vorrei entrare in qualche azienda d'affari, che ha contatti con l'estero". Chiacchierando siamo arrivate a Milano. Al momento dei saluti, una confessione: "in realtà noi volevamo tanto venire in Italia. A Bari".
Come mai, avete dei parenti anche lì? "No, c'è San Nicola", patrono della città pugliese e venerato da tutte le chiese ortodosse, dalla chiesa cattolica, e diverse confessioni cristiane. Il santo che accomuna l'Ucraina e la Russia, noto per essere il “difensore di chi è senza difensori”.