AGI - Dodici anni di reclusione per omicidio preterintenzionale ai carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro in relazione al pestaggio subito da Stefano Cucchi la sera del 15 ottobre 2009 nella caserma della compagnia Casilina. Lo ha deciso la quinta sezione penale della Cassazione dopo 5 ore di camera di consiglio, riducendo quindi di un anno la pena inflitta loro in appello.
I due carabinieri condannati per omicidio preterintenzionale dovranno ora andare in carcere. La riduzione di pena di un anno è dovuta alla decisione della Cassazione di annullare senza rinvio la sentenza d’appello (con la quale erano stati inflitti loro 13 anni) limitatamente al punto in cui aveva escluso le attenuanti generiche.
Disposto il processo d’appello bis per il maresciallo Roberto Mandolini - comandante della stazione Appia dove venne portato Cucchi dopo il pestaggio - per la compilazione del falso verbale di arresto, e per il carabiniere Francesco Tedesco, anch’egli accusato di falso. Per questo reato, però, sarebbe prossima - a maggio 2022 - la prescrizione.
La madre: "è arrivata la giustizia"
“Finalmente è arrivata giustizia dopo tanti anni, almeno nei confronti di chi ha picchiato Stefano causandone la morte". Lo dichiara Rita Calore, madre di Stefano Cucchi, attraverso il suo legale, l’avvocato Stefano Maccioni.
La sorella, ora la parola fine
“A questo punto possiamo mettere la parola fine su questa prima parte del processo sull’omicidio di Stefano. Possiamo dire che è stato ucciso di botte, che giustizia è stata fatta nei confronti di loro che ce l’hanno portato via”. Lo ha detto Ilaria Cucchi, dopo la sentenza della Cassazione.