AGI - Tre arresti e tre misure interdittive - arrivate al termine delle indagini nate dal fallimento di due società del 'Gruppo Cavicchi' - nei confronti di due soci di uno studio tecnico e di quattro appartenenti alla polizia locale di Roma Capitale sono stati eseguiti dai finanzieri del Comando Provinciale di Roma che indagano su un giro di 'mazzette' in cambio del rilascio di pratiche edilizie e amministrative.
Dalle intercettazioni - telefoniche e ambientali - e da alcuni video, sono emersi i rapporti fra il geometra dello studio tecnico e i vigili urbani che "in cambio di una remunerazione in denaro, gli fornivano informazioni riservate, lo avvisavano di controlli di polizia amministrativa e lo agevolavano nel rilascio delle licenze e autorizzazioni che richiedeva per conto dei suoi clienti", si legge nell'ordinanza.
Le indagini hanno evidenziato "una sistematica attività di corruzione nei confronti di appartenenti alla polizia locale di Roma Capitale VII gruppo Tuscolano e di funzionari amministrativi del settimo municipio - scrive il gip Corrado Cappiello - i quali dietro pagamento di somme di denaro puntualmente annotate nelle singole pratiche dei clienti dello studio a fianco delle sigle convenzionali per la loro identificazione, hanno fornito informazioni riservate, comunicato in anticipo lo svolgimento dei controlli di polizia amministrativa e agevolato il rilascio delle licenze e autorizzazioni, omettendo di rilevare irregolarità nello svolgimento delle loro funzioni".
Un'attività documentata, "dalle conversazioni telefoniche e ambientali e attraverso il sequestro delle pratiche dello studio e di appunti manoscritti: peraltro in tre distinte occasioni, le telecamere installate all'interno degli uffici dello studio tecnico hanno immortalato la consegna di denaro pattuito per singole pratiche dei clienti nelle mani del vigile".
L'attività risale, si legge nelle carte, "almeno all'autunno 2019, non interrompendosi neanche per l'emergenza sanitaria di Covid 19" e per il gip si è trattato di una corruzione "ripetuta e non occasionale dei pubblici ufficiali addetti al controllo delle pratiche" e "sono emersi gli elementi costitutivi di una vera e propria associazione a delinquere".
"So' venuti i vigili in ufficio... i vigili, quelli che vengono a pija' i soldi, capito!... Ho incassato 100 euro, ne ho spesi 2 mila", dice in un'intercettazione uno degli arrestati.
In un'altra una degli indagati, rivolgendosi a una cliente ed elencando le spese sostenute per la pratica relativa all'insegna del suo locale, compreso il pagamento dei vigili incaricati del controllo amministrativo, diceva: "I vigili li abbiamo tappati, tutto quanto... sarebbero mille euro in più... e ci stanno i soldi che ho dato al vigile".
Fra gli episodi di 'mazzette' emerse dalle indagini compare anche il nome dei Casamonica. Un indagato dello studio tecnico infatti, "si è occupata di risolvere presso gli uffici comunali alcune problematiche legate a degli immobili di proprietà della famiglia Casamonica con un non meglio identificato pubblico dipendente dell'Ufficio Condono edilizio di Roma Capitale, ai quali, per i favori resi, hanno corrisposto del denaro".
"Casamonica, gli ho dato 200 euro", dice l'indagata in un'intercettazione.