AGI - “La situazione attuale è abbastanza grave, specialmente nel nord Italia, dove sono trascorsi più di 100 giorni senza piogge significative. Le conseguenze di queste condizioni possono ripercuotersi su una serie di livelli, che spaziano dall’ecologia all’economia fino al turismo, è davvero un problema multi-scala”. A spiegarlo all’AGI, Ramona Magno, ricercatrice presso l’Istituto per la bioeconomia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibe) e responsabile dell’Osservatorio Siccità, mentre commenta e riporta l’impatto associato alla siccità che sta interessando le regioni centro-settentrionali della penisola.
“La riduzione delle precipitazioni - continua l’esperta - provoca una carenza di disponibilità d’acqua. In questi tre mesi la situazione è stata aggravata anche dall’assenza di neve, essenziale per rifornire le riserve idriche. Le prime conseguenze riguardano il comparto agricolo, a causa della particolare secchezza del suolo e della difficoltà a procedere con l’irrigazione in un periodo in cui diverse colture si trovano in fasi di crescita delicate. La siccità di lungo corso si ripercuote anche sulla mancanza d’acqua nei fiumi, nei laghi e nei bacini idrici. Si pensi ad esempio che nella Valle Padana si registra il minimo del fiume Po dal 1972 e una portata (volume di acqua che attraversa una sezione del corso d'acqua in una unità di tempo) ridotta del 66% a Piacenza. Anche gli affluenti vertono in condizioni critiche, con una portata della Dora Baltea, Adda e Ticino diminuita del 75% rispetto alla media, mentre nel Lago Maggiore si osserva un riempimento del 31% rispetto alla sua capienza”.
“Un altro problema è la risalita del cuneo salino - aggiunge Magno - in pratica la riduzione d’acqua di un fiume provoca l’ingresso dell’acqua di mare dalla foce del fiume. Questo ha ovviamente molte conseguenze, non solo sulla fauna fluviale, che non è abituata alla salinità dell’acqua, ma anche per l’agricoltura, causando non solo danni diretti alle colture, ma anche la formazione di una sorta di “crosta” di sale per evalorazione che impermeabilizza ulteriormente il suolo e ne può cambiare le caratteristiche chimico-fisiche. Si stima che attualmente attraverso il delta del Po la risalita dell’acqua salata sia di circa 10 chilometri. La ricercatrice ricorda poi le difficoltà sperimentate dal comparto idroelettrico.
“Le centrali in Lombardia, ad esempio, stanno riscontrando significativi cali nella possibilità di produzione di energia - sottolinea Magno - perché non c’è abbastanza acqua per far girare le turbine. In questo quadro di difficoltà incrementa anche il rischio di incendi, che, con la vegetazione più secca e il vento forte, possono propagarsi più facilmente”.
“Effetti a lungo termine dell’acuirsi degli eventi siccitosi riguardano la biodiversità vegetale: specie autoctone non abituate a subire siccità intense e prolungate con questa frequenza, potrebbero scomparire e cedere il posto a specie più resistenti, alterando gli ecosistemi e la fauna che li abita. Ma, banalmente, anche il turismo sta risentendo gli effetti di tali cambiamenti; l’assenza di neve, ad esempio, rende necessaria l’individuazione di nuove strategie e attività alternative da proporre ai visitatori delle zone sciistiche nei periodi invernali”.
Sebbene nell’immaginario comune la siccità potrebbe essere percepita come un fenomeno che interessa principalmente le regioni meridionali, l’esperta precisa che sempre più spesso queste condizioni critiche si verificano anche nel centro-nord Italia, tanto che negli ultimi mesi la situazione al sud sembra rientrare nella normale variazione. “In generale - commenta la scienziata - dal 2000 si assiste a un aumento della frequenza degli episodi siccitosi, che sono più intensi, estesi e prolungati. Se infatti questi eventi estremi si verificavano senza una cadenza regolare, ora assistiamo a fenomeni ciclici ogni 3-4 anni. Data l’intensità dell’evento attuale, inoltre, per colmare il deficit idrico che si è creato sono necessarie precipitazioni costanti, abbondanti ed estese”. “Per far fronte a questa situazione complessa - conclude Magno - è fondamentale sviluppare piani d’azione preventivi, che possano contribuire a ridurre il rischio di danni causati dagli eventi estremi, resi sempre più frequenti, intensi ed estesi dal cambiamento climatico”.