(AGI) - Ivan ha due figli piccoli. Lo stato di emergenza proclamato dall'Ucraina, invasa idalle forze armate russe, l'ha costretto a lasciare l'appartamento al centro di Kiev e a portare in salvo la sua famiglia a 50 chilometri dalla capitale, in una casa in campagna, dove sua moglie Hanna, al nono mese di gravidanza darà alla luce il suo terzo figlio.
I primi due bambini sono nati col cesareo in ospedale. Stavolta difficilmente Hanna, a circa tre settimane dal parto, potrà contare sull'assistenza necessaria. Le strade sono bloccate, è complicato raggiungere gli ospedali e il panico che si sta diffondendo nel paese non aiuta.
Ivan è il cugino di Maryna, ucraina di nascita e residente ad Alghero, nel nord-ovest della Sardegna, dove vive in apprensione per le notizie che arrivano dalla sua Kiev sotto attacco. È lei a raccontare, angosciata, all'AGI cosa sta accadendo ai parenti rimasti nel suo Paese in guerra. Le sorti di Ivan e di sua moglie Hanna la preoccupano molto, mentre la situazione nella capitale ucraina precipita di ora in ora.
La cantina trasformata in rifugio
La notte scorsa, la prima dopo l'invasione, la zia Eva con i suoi figli hanno dormito in cantina, racconta Maryna: non è un vero rifugio antiaereo, ma è l'unica forma di protezione che hanno. Le esplosioni e il passaggio dei caccia si sentono mentre Maryna parla al telefono con la sua famiglia in Ucraina.
Le scuole sono chiuse in tutto il Paese, Kiev si sta svuotando e la maggior parte dei residenti prova a scappare: per questo le strade sono tutte bloccate. La famiglia di Maryna ha preferito fare scorte di cibo e chiudersi in casa. Le code per uscire dalla cittaà sono lunghe e il carburante inizia a diminuire. Il rischio di rimanere bloccati in auto al freddo è alto.
"La rabbia spesso prende il posto della paura", raccontano al telefono i parenti ucraini di Maryna, "Siamo vittime di una guerra non richiesta. Vogliamo solo pace e serenità".