AGI - “Un brutto sogno”, “sconcerto e vergogna”. L’Ucraina “è un paese fratello”. Stesse radici ma anche legami familiari “intrecciati”. Ed ora l’incubo è dover scegliere “da che parte stare”.
Tra i 40mila russi che vivono in Italia molti sono contrari alla guerra e sono rimasti spiazzati dal via libera di Vladimir Putin all'invasione. Sono poche le voci che vanno apertamente controcorrente e plaudono alla "liberazione del Donbass".
“Un conto è il popolo e un conto è il Cremlino”, spiega Irina Fridrikh, 59 anni nata a Kasnoyarsk (in Siberia) e residente a Roma da otto anni. “Non riuscivo a smettere di piangere, per me è una vergogna pensare al mio Paese come aggressore. Noi e l'Ucraina abbiamo radici molto simili. Il popolo soffre, Kiev è stata la prima capitale della Russia”.
La guerra, emerge dalle testimonianze della comunità residente in Italia raccolte dall’AGI, va a colpire non solo gli ucraini ma le stesse famiglie russe che vivono nel Paese confinante e ora sono bloccate senza la possibilità di tornare in patria. Senza contare i tanti matrimoni misti tra (ex) cugini: questi alcuni esempi emersi dai racconti.
Per Katya Olkhovik, 36 anni, traduttrice e in Italia dal 2014, la guerra “è stato un errore gravissimo". "Io mi vergogno, ho sentito mio zio che vive in Ucraina ed è molto arrabbiato con i russi, con i suoi connazionali", ha raccontato, "ci sono tanti russi che non vogliono questa guerra. In molti hanno manifestato in Russia ma sono stati arrestati”.
Ekaterina Galanina, 39 anni, è nata a Mosca e vive a Roma dove lavora come libraia. “Adesso ci sono tante persone che avendo parenti stretti sia in Russia che in Ucraina sono costrette a scegliere da che parte stare. È molto doloroso”. I due figli frequentano, al sabato (una volta a settimana) la scuola italo-russa nella Capitale. Insieme ad altri alunni originari dell’ex area sovietica, ucraini compresi.
“Noi a Roma tramite questa scuola – sottolinea Elena Valik, 45 anni nata in Siberia - cerchiamo di aiutare i bambini che vivono in Ucraina. Siamo un popolo di fratelli. Molti di noi hanno parenti a Kiev. Questa guerra non doveva coinvolgere i civili”.
Voce fuori dal coro è quella di Olga, russa di 43 anni che vive a Roma ed è nata a Odessa. “Non è un invasione – sostiene – ma una liberazione del Donbass dai ‘nazisti’ che hanno occupato il Paese da otto anni”.