AGI - Analizzare le zone colpite da violenti terremoti potrebbe fornire importanti indicazioni sul modo in cui questi eventi possono danneggiare la crosta terrestre. Lo hanno evidenziato i ricercatori dell'Università della California Davis e dell'Università di Harvard, che hanno pubblicato un articolo sulla rivista Nature Geoscience per descrivere i risultati del loro lavoro.
Nel luglio 2019, spiegano gli autori, una serie di terremoti ha colpito la zona di Ridgecrest, in California, tra Los Angeles e Las Vegas. Si sono verificate anche due scosse di magnitudo 6,4 e 7,1 a distanza di un giorno.
I sismologi hanno analizzato le conseguenze dei terremoti sulla crosta terrestre, cercando di carpire informazioni utili per l'elaborazione di modelli computerizzati. La zona sismica, che appartiene a una rete di faglie della California orientale, è arida e scarsamente popolata, ma è anche ben documentata dalle immagini satellitari.
Il team, guidato da Alba Rodrìguez Padilla, ha mappato la rottura della superficie grazie alle immagini aeree raccolte da studi precedenti e dalle immagini LIDAR, che permettono di determinare la distanza di un oggetto con un impulso laser. I ricercatori hanno confrontato le informazioni ottenute con altri set di dati, per esplorare la distribuzione dei danni alle rocce.
Stando a quanto emerge dall'indagine, la faglia di Ridgecrest ha subito una deformazione anelastica, per cui non è tornata alla sua configurazione originale. La deformazione era più elevata entro 100 metri dalla faglia, ma sono stati rilevati dei danni di bassa intensità anche a 20 chilometri di distanza.
Questa alterazione, commentano gli studiosi, lascia la roccia attorno alla faglia meno rigida ammorbidendo la crosta. Cio' contribuisce a dissipare l'energia dai futuri terremoti. Il lavoro, concludono gli autori, fornisce una migliore comprensione di come i danni causati dai terremoti si accumulano e potrebbero influenzare eventi futuri.