AGI - Uomini della Dia di Napoli, della polizia e della Guardia di Finanza di Caserta stanno eseguendo un decreto di sequestro beni e di sottoposizione all'amministrazione giudiziaria di aziende, emesso dal Tribunale di S. Maria Capua Vetere nei confronti di due fratelli imprenditori con interessi nel settore del cemento e della ristorazione del Casertano. La loro contiguità al clan Belforte è emersa nell'ambito di una inchiesta giudiziaria, è uno dei due nel 2016 ha avuto una sentenza di condanna diventata definitiva in Appello a 5 anni e 5 mesi di reclusione.
I collaboratori di giustizia indicano una delle loro aziende come perno di un sistema di riscossione del 'pizzo' da parte della cosca. I fratelli vengono definiti dai pentiti "le spie del pizzo", e attraverso la sovrafatturazione degli importi dovuti, gonfiando i costi rispetto alle effettive forniture fatte a chi era sotto estorsione, davano modo di creare i fondi necessari a pagare le rate del 'pizzo', e organizzavano di incontri tra gli estorti e gli appartenenti al clan.
Tale sistema era così collaudato che gli imprenditori che avviavano nuove attività talvolta si rivolgevano spontaneamente ai due affinchè indicassero i referenti dei Belforte da contattare per "mettersi a posto". Il sequestro ha un valore complessivo stimato in circa 30 milioni di euro interessando quanto risultato nella disponibilità, diretta ed indiretta, di uno dei due imprenditori.
Nel dettaglio si tratta di 3 società e 75 beni immobili ubicati nelle province di Caserta, Benevento, Salerno, L'Aquila e Parma (18 terreni, 18 abitazioni, 2 opifici industriali, 36 garage/magazzini ed 1 multiproprietà in costiera amalfitana), nonchè 99 rapporti finanziari e 10 beni mobili registrati (5 autovetture, tra cui una Ferrari e una Porsche, 3 imbarcazioni e 2 rimorchi). Con riferimento all'altro, è stata invece disposta l'amministrazione giudiziaria per il periodo di un anno delle 6 aziende a lui riconducibili.
Le mani della 'Ndrangheta sul centro commerciale di Maida
Beni per 800 milioni di euro sono stati sequestrati anche dai finanzieri del comando provinciale di Catanzaro, con la collaborazione del Servizio Centrale Investigazione sulla Criminalità Organizzata di Roma, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, a tre fratelli di Lamezia Terme (Cz), imprenditori nel settore della grande distribuzione alimentare e proprietari di uno dei centri commerciali piu' grandi della Calabria.
Destinatari del provvedimento sono i fratelli Franco, Pasqualino e Marcello Perri, a cui fa capo il centro commerciale "Due mari" di Maida (Cz) che rientra nel patrimonio sequestrato.
I beni sequestrati
Il sequestro di prevenzione ha riguardato 22 complessi aziendali, comprendenti il centro commerciale; 19 ipermercati; attività di commercio di autoveicoli e di rivendita di motocicli e ciclomotori; attività operanti nei settori: costruzione di edifici residenziali e non residenziali; intermediazione finanziaria; recupero e riciclaggio di cascami e rottami metallici; produzione di gelati; gestione di impianti polivalenti; locazioni immobiliari; partecipazioni in 34 società, attive nei settori della grande distribuzione alimentare, rivendita di autovetture, ottica, commercio al dettaglio di generi alimentari, ristorazione, immobiliare, ed anche le quote di partecipazione nella squadra di calcio "Vigor Lamezia" e nella squadra di volley "Pallavolo Lamezia"; 26 fabbricati e 2 ville di lusso.
E ancora: 19 autoveicoli tra i quali una Ferrari; 4 moto di lusso; una ditta individuale, operante nel settore della ristorazione; tutti i rapporti bancari intestati o riconducibili ai proposti e ai loro familiari.
Le indagini - spiegano gli inquirenti - riguardano le vicende patrimoniali e imprenditoriali della famiglia di origine dei tre imprenditori, fin dagli anni '80, e si sono avvalse anche delle risultanze investigative dell'operazione "Andromeda", ancora in fase di giudizio, che vede indagato uno dei tre imprenditori interessati dal provvedimento di sequestro di prevenzione, al quale è contestato anche il delitto di associazione di tipo mafioso.
Parte dei beni oggetto del sequestro di prevenzione era stata già interessata, nell'ambito della precedente operazione, dal sequestro preventivo, successivamente revocato.