AGI - Il 'grande cimitero' del Mediterraneo evocato da Papa Francesco è tornato ad accogliere vittime in una domenica di naufragi e sbarchi tra la Libia e le coste siciliane e calabresi. Un gommone di migranti diretti a Lampedusa è stato speronato in acque internazionali da un peschereccio libico e, dei 21 che si trovavano a bordo, cinque sono finiti in mare. Solo due di loro sono stati salvati dai compagni di viaggio: gli altri tre, una donna somala e due uomini ivoriani, sono scomparsi inghiottiti dalle acque e le ricerche di Capitaneria di porto e Guardia di Finanza si sono rivelate vane.
I 18 superstiti, tutti africani fra cui anche quattro donne, sono poi stati poi soccorsi da una motovedetta della Guardia costiera di rientro da un salvataggio che li ha fatti sbarcare a Lampedusa. Hanno riferito di essere partiti venerdì da Aboukammash, in Libia, e che lo speronamento della loro imbarcazione lunga quattro metri e mezzo sarebbe stato un incidente mentre tentavano di virare verso il peschereccio per chiedere aiuto.
La Guardia costiera ha soccorso altri 62 migranti egiziani a bordo di un barcone di 12 metri che era partito da Zuara, in Libia. La Guardia di finanza ha invece portato in salvo 18 sudanesi, eritrei, bengalesi ed egiziani a bordo di un barchino che sono stati portati nell'hotspot di Lampedusa, in contrada Imbriacola.
Dallo stesso hotspot sono stati trasferiti 171 migranti portati sulla nave quarantena Splendid per alleggerire la struttura.
Altri 122 migranti per lo più afghani e siriani a bordo di un peschereccio in avaria e in balia delle onde sono stati soccorsi dalla Guardia di Finanza al largo di Riace, in Calabria. Fra loro anche donne e diversi bambini e minorenni non accompagnati. Sono stati tutti portati a Roccella e sistemati in una tensostruttura nel porto gestita da Croce Rossa e Protezione Civile.