AGI - Calo "enorme" negli ultimi 5 anni dei reati commessi da persone minorenni: tra i pochi reati in aumento, la pedopornografia, per cui sono triplicate le segnalazioni.
È il quadro che emerge dal rapporto dell'associazione Antigone dedicato alla giustizia minorile: "se guardiamo al numero totale dei minorenni arrestati o fermati dalle forze di polizia, siamo passati dalle 34.366 segnalazioni del 2016 alle 26.271 del 2020, con un calo percentuale del 24%", si legge nel dossier, in cui si rileva che "non tutto è esito della pandemia: il calo, infatti, era già riscontrabile nel 2019 quando le segnalazioni erano state 29.544, con un calo rispetto al 2016 del 15%".
Sono invece 885, di cui 298 bambine, in tutto il 2020 le segnalazioni di delitti commessi da minorenni con età inferiore a 14 anni e la metà circa è composta da stranieri: si tratta di minorenni non imputabili.
Nel 2020, anno del lockdown causa Covid, sono triplicate le segnalazioni per i reati di pedopornografia online.
Sempre considerando il quinquennio 2016-2020, gli omicidi volontari consumati da minorenni si sono ridotti enormemente, diminuendo di ben il 66%: erano stati 33 nel 2016 e sono scesi a 11 nel 2020.
"Va sicuramente tenuto presente che anche tra gli adulti è costante la riduzione del numero degli omicidi. È un trend positivo che è iniziato a partire dagli anni ’90", osserva Antigone, spiegando che sono due nel 2020 gli omicidi commessi da ragazze, mentre, guardando alla nazionalità dei minorenni autori di omicidio, 7 sono italiani e 4 stranieri.
Nel 54% dei casi i ragazzi detenuti negli istituti penali minorili (Ipm) hanno commesso delitti contro il patrimonio, una percentuale sale al 60% per gli stranieri e al 73% per le ragazze.
I reati contro il patrimonio sono seguiti da quelli contro la persona, che sono in media all’origine del 20% degli ingressi in Ipm, percentuale che in questo caso scende al 18% per gli stranieri e all’8% per le donne.
Nelle carceri minorili detenuti 316 ragazzi
Sono 316 (di cui 140 stranieri e 8 ragazze) i minori e giovani adulti detenuti nelle carceri minorili italiane, a fronte di 13.611 ragazzi complessivamente in carico al servizi della Giustizia minorile (il 2,3%) e a oltre 54.300 detenuti nelle carceri per adulti.
Il dato, aggiornato al 15 gennaio scorso, è contenuto nel rapporto dell'associazione Antigone e dedicato alla giustizia minorile, in cui si rileva che "il sistema della giustizia penale minorile riesce a residualizzare la detenzione, trovando per i ragazzi risposte alternative: in carcere si va poco e spesso per periodi brevi".
I 316 minori e giovani adulti detenuti sono distribuiti in 17 istituti (Ipm), da Caltanissetta a Treviso, in strutture con caratteristiche e dimensioni anche molto diverse tra loro: il maggior numero di presenze si è registrato nell’Ipm di Torino, con 38 detenuti, mentre a Pontremoli, unico Ipm esclusivamente femminile in Italia, ci sono 3 ragazze.
Al 15 gennaio del 2020, subito prima dell’arrivo in Italia dell’emergenza Covid, i ragazzi negli istituti penali per minorenni erano 375, il 19% in più delle presenze attuali: le presenze - rileva Antigone - hanno raggiunto in questa fase il dato più basso mai registrato dal 2007 e sembrano essersi stabilizzate poco sopra le 300 unità.
In tutta Italia erano 8 (di cui 3 minorenni) le ragazze detenute al 15 gennaio scorso, per la metà straniere. Oltre a Pontremoli, le ragazze sono ospitate in sezioni femminili degli Ipm di Roma e Nisida. Quelle entrate in questi istituti nel 2021 sono state in tutto 64, il 7,9% degli ingressi: tra queste, 46 erano straniere, il 71,9% del totale.
Lo storico delle presenze negli Ipm dal 2007 al 2021 restituisce un quadro di "drastica flessione generalizzata" anche più importante, si legge nel rapporto, se ci si sofferma sul solo universo femminile: dal 2012 infatti, anno con la presenza media più elevata negli ultimi anni, il calo è stato del 35% per i ragazzi e del 59% delle ragazze.
I detenuti stranieri negli Ipm sono invece 140: la maggior parte proviene dai Balcani (per lo più Albania, Bosnia Erzegovina, Romania e Serbia), ma numerosi sono anche i giovani provenienti dal Nord Africa (Marocco, Algeria, Tunisia ed Egitto).
Il 52,5% dei presenti negli Ipm non ha una condanna definitiva: tale dato, secondo Antigone, non è allarmante, perché "anche quando si finisce in Ipm - si legge nel rapporto - non è affatto detto che poi lì si sconti la pena o il resto della misura cautelare.
Quando la condanna diventa definitiva, il sistema tende a trovare una diversa collocazione per il ragazzo, spiegando così l’alta incidenza percentuale delle custodie cautelari. Guardando ai dati di flusso, tante delle persone che entrano in Ipm ci entrano in custodia cautelare (il 75,8% nel corso del 2021), e molte meno (il 24,2% nel 2021) in esecuzione di una pena definitiva".
Se gli istituti penali per minorenni ospitassero solo ragazzi tra i 14 ed i 21 anni di età, come era prima dell’agosto 2014, i presenti sarebbero in tutto 259: da qualche anno, infatti, è prevista la possibilità di presenze di giovani tra i 21 e i 25 anni e ormai la maggior parte dei ragazzi ristretti in questi istituti in effetti non è minorenne.
In particolare, al 15 gennaio scorso, i maggiorenni erano il 58,5% del totale, un po’ meno tra i soli stranieri (56,4%) e decisamente di più tra le ragazze (62,5%).
Il sud e le isole ospitano ben più della metà degli istituti, 10 su 17, e oltre la metà delle presenze, il 55,9%. Un dato rilevante, secondo Antigone, soprattutto se confrontato con il totale dei giovani in carico agli uffici di servizio sociale per i minorenni alla stessa data: erano 13.800, e di questi solo il 47,6% era in carico ad uffici del sud o delle isole, mentre ben più della metà era in carico agli uffici del centro e del nord, aree in cui le opportunità per percorsi alternativi al carcere sembrano essere più diffuse.
"In entrambi questi contesti - si osserva nel rapporto - il ricorso all’Ipm è decisamente residuale, ma resta il fatto che al sud e nelle isole si va nel carcere minorile con più probabilità".
Oltre 900 ragazzi in comunità
Nel nostro Paese, a fronte dei 17 Istituti penali per minorenni presenti sul territorio nazionale, si contano 637 comunità residenziali disponibili all’accoglienza di minori o giovani adulti sottoposti a provvedimenti penali.
Di queste, solo tre - a Bologna, Catanzaro e Reggio Calabria - sono gestite direttamente dal Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità del ministero della Giustizia.
Le altre 634, censite in un elenco semestralmente aggiornato, sono strutture private che vengono accreditate dal ministero a svolgere questo compito.
Lo rileva l'associazione Antigone nel suo rapporto sulla giustizia minorile. Al 15 gennaio scorso, i ragazzi sottoposti a misure penali ospitati da comunità risultavano essere 923 (di cui 17 nelle tre comunità ministeriali): di questi, 196 si trovavano in Lombardia, 125 in Campania, 120 in Sicilia. Nessuno in Molise, 3 in Trentino Alto Adige, 4 in Basilicata, 6 in Friuli Venezia Giulia.
Nel corso del 2021, si legge ancora nel dossier, sono stati 1.544 i collocamenti in comunità nell’ambito penale: la stragrande maggioranza, 749 (i dati di flusso scorporati sono fino al 15 dicembre), sono stati dovuti a misure cautelari, mentre 325 sono stati nell’ambito di un provvedimento di messa alla prova.
Proprio l'istituto della messa in prova, sottolinea Antigone, "ha visto negli anni un forte incremento del suo utilizzo": alla fine del 2021, sul totale, il 20,2% dei giovani presi in carico dall'Ufficio di servizio sociale per i minorenni (Ussm) si trovava in messa alla prova. Tra il 1992 e il 2020 le concessioni di tale misura sono aumentate del 286,2%, passando da 788 a 3.043.