AGI - “Il Tiopentone sodico appare idoneo a garantire una morte rapida (minuti) e indolore ad un dosaggio non inferiore a 3-5 grammi per una persona adulta del peso di 70 kg. La modalità di somministrazione è quella dell’auto somministrazione mediante infusione endovenosa”.
È quanto ha deciso il comitato etico delle Marche per garantire a Mario, 43enne marchigiano rimasto tetraplegico dopo un incidente stradale, il suicidio assistito.
Lo fa sapere l’Associazione Luca Coscioni, che parla di “nuova svolta storica” a conclusione di una vicenda iniziata 16 mesi fa e contraddistinta da diversi ricorsi.
“La validazione del farmaco e delle modalità di auto somministrazione – hanno spiegato Luca Cappato e Filomena Gallo, co-difensore di Mario - crea finalmente un precedente che consentirà a coloro che si trovano e si troveranno in situazione simile a quella di Mario di ottenere, se lo chiedono, l’aiuto alla morte volontaria senza dover più aspettare 18 mesi subendo la tortura di una sofferenza insopportabile contro la propria volontà”.
Secondo i rappresentanti dell’Associazione Luca Coscioni, “la commissione, composta da due direttori di unità operativa complessa (anestesia-rianimazione e medicina legale), due direttori di unità operative semplici dipartimentali (cure palliative e farmacia), un ordinario di farmacologia e un dirigente Asur, hanno risposto all’unanimità” alla richiesta presentata da Mario, fissando farmaco e modalità di somministrazione.
Dura la reazione di Mario Adinolfi, presidente nazionale del Popolo della Famiglia: “I portatori della cultura della morte segnano un altro punto in questa surreale battaglia che vuole per forza uccidere Mario, tetraplegico marchigiano – ha dichiarato -. Lo Stato, anziché sostenere lui e la famiglia in un percorso solidale che accompagni la disabilità e la sofferenza, fa scegliere a una Asur il farmaco con cui sopprimerlo, nel plauso generale”.
Cappato, ora Consulta dica sì a referendum
“Ora ci aspettiamo che la Corte Costituzionale martedì prossimo riconosca ai cittadini la possibilità di decidere direttamente su quei diritti che ancora mancano, cioè, sul diritto di essere aiutati da un medico a poter ottenere l’eutanasia cosiddetta attiva”.
Marco Cappato, intervistato dall’AGI, guarda avanti e dopo la decisione dell’Asur delle Marche che ha definito il farmaco per il suicidio assistito richiesto da Mario - 43enne tetraplegico - confida nella decisione della Consulta sull’ammissibilità del referendum proposto dalla Associazione Luca Coscioni sulla abrogazione parziale del reato cosiddetto “omicidio del consenziente”.
“Il caso di Mario - spiega lo stesso tesoriere dell’Associazione - riguarda l’autorizzazione alla autosomministrazione di un farmaco letale. Ma ci sono anche persone in condizioni di malattie irreversibili ed insopportabili che non possono somministrarsi da sé la sostanza e chiedono, quindi, di essere aiutati da un medico che però attualmente in Italia sarebbe condannabile fino a 15 anni di carcere”.
Intanto l’aver definito il farmaco per il suicidio medicalmente assistito di Mario è stata definita “una nuova svolta storica” dall’Associazione.
“La condizione di Mario è quella di chi da 18 mesi - ricorda Cappato - attende di avere una risposta per interrompere una condizione che per lui è di tortura insopportabile. Quindi, già rispetto alla singola persona ha un valore enorme. Finalmente sarà libero di scegliere e poi deciderà lui, se come e quando, interrompere la sua condizione”.
Allo stesso tempo “questa decisione è anche un precedente che indica quali sono le modalità tecniche per ottenere l’aiuto alla morte volontaria e - osserva il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni - per evitare che in futuro altri debbano essere costretti ad attendere così tanto tempo visto che l’aiuto al suicidio è già legale in Italia sulla base della sentenza della Corte Costituzionale sul mio processo. Questo diritto, tuttavia, non è mai stato rispettato ed attuato a causa dell’ostilità e dell’ostruzionismo che la burocrazia del Servizio sanitario nelle Marche aveva finora frapposto”.
Nessuna pretesa invece viene rivolta alla politica. “La legge in discussione in Parlamento - lamenta Cappato - non serve a nulla fa solo fare dei passi indietro. Se ci fosse la volontà politica si potrebbe legalizzare l’eutanasia come ha fatto il Parlamento spagnolo qualche mese fa, invece - conclude - la proposta di legge in discussione restringe le possibilità di scelta per i malati rispetto alla stessa sentenza della Corte Costituzionale”.