AGI - Il gip di Napoli ha convalidato il decreto di fermo emesso dal sostituto procuratore Patrizia Dongiacomo nei confronti di Elpidio D'Ambra. Il 31enne resta in carcere con l'accusa di omicidio volontario per aver ucciso Rosa Alfieri nella casa che aveva preso in affitto a Grumo Nevano (Napoli). Gli atti adesso saranno trasferiti a Napoli Nord, procura competente per il reato commesso in provincia.
Ai magistrati D'Ambra ha detto di essere confuso. Di non aver compreso tutto fino in fondo ma di essere stato spinto da qualcosa di soprannaturale. "Ho sentito delle voci che mi dicevano di agire e l'ho fatto".
Durante l'interrogatorio condotto dalla polizia e dal sostituto procuratore Patrizia Dongiacomo alla presenza del suo avvocato, Dario Maisto, D'Ambra ha raccontato di avere invitato la ragazza ad entrare nel suo appartamento per chiederle informazioni sulle bollette della corrente. A questo punto, ha detto ancora l'uomo, ha sentito "delle voci nella sua testa che gli dicevano di agire". Il 31enne ha anche confermato di essersi intrattenuto a colloquio con i genitori della ragazza dopo averla uccisa.
L'accusa è di omicidio volontario aggravato. La difesa di D'Ambra ha già chiesto che il suo assistito sia sottoposto a una perizia psichiatrica per valutare se al momento del delitto fosse capace di intendere e di volere.
lpidio D'Ambra, 31 anni, separato, ha avuto problemi di dipendenza dalla droga e questo lo ha portato ad allontanarsi dalla sua famiglia. Era rientrato a Grumo Nevano (Napoli) dalla Spagna e in particolare da Barcellona, dove aveva trascorso cinque anni, almeno due dei quali in carcere per piccoli reati legati al mondo dello spaccio di sostanze stupefacenti. Era stato più volte fermato con bustine di cocaina.
Quando è tornato in Italia, ha abitato per un periodo con la madre, ma i litigi erano frequenti e così la decisione di andare via di casa e prendere in affitto l'appartamentino al piano terra di via Risorgimento 1, dove Rosa Alfieri stata uccisa. Da quindici giorni il padre di Rosa, Vincenzo, gli aveva dato l'appartamento nella palazzina in cui vive la famiglia per 300 euro al mese. La casa era sfitta da tre anni. Si faceva vedere poco in giro, come raccontano i vicini, era spesso in chiuso in casa.