AGI - "La Chiesa, con l'aiuto di Dio, sta portando avanti con ferma decisione l'impegno di rendere giustizia alle vittime degli abusi operati dai suoi membri, applicando con particolare attenzione e rigore la legislazione canonica prevista". Lo ha detto Papa Francesco ricevendo i partecipanti all'Assemblea plenaria della Congregazione per la Dottrina della Fede. "In questa luce ho recentemente proceduto all'aggiornamento delle Norme sui delitti riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede, con il desiderio di rendere più incisiva l'azione giudiziaria", ha aggiunto, "Questa, da sola, non può bastare per arginare il fenomeno, ma costituisce un passo necessario per ristabilire la giustizia, riparare lo scandalo, emendare il reo"
L'intervento del Pontefice giunge a 24 ore dalla pubblicazione del rapporto sugli abusi compiuti dal 1945 al 2019 nella diocesi di Monaco di Baviera, di cui è stato titolare lo stesso papa emerito Benedetto XVI. Lo scorso novembre Bergoglio commentò apertamente gli esiti di una analoga inchiesta, condotta questa volta in Francia, che aveva portato in superficie numeri ancora più gravi di quelli tedeschi. Ed aveva parlato senza giri di parole di "vergogna", così come "vergogna e vicinanza alle vittime degli abusi" è stata espressa ieri dalla Santa Sede.
Sempre lo scorso anno, a maggio, Bergoglio ricevette in Vaticano l'Associazione Meter, fondata nel 1989 da don Fortunato Di Noto per contrastare la piaga della pedofilia: "L'abuso sui minori e una sorta di 'omicidio psicologico' e in tanti casi una cancellazione dell'infanzia", disse, prendendosela anche con la mentalità omertosa di chi insabbia le inchieste e non fa venire a galla lo scandalo. Un problema che non riguarda la sola Chiesa. "Purtroppo continuano gli abusi perpetrati ai danni dei bambini", furono le sue parole, "Mi riferisco in modo particolare agli adescamenti che avvengono mediante internet e i vari social media, con pagine e portali dedicati alla pedopornografia. Si tratta di una piaga che, da una parte, richiede di essere affrontata con rinnovata determinazione dalle istituzioni pubbliche, dalle autorita, e dall'altra, necessita di una presa di coscienza ancora piu forte delle famiglie e delle diverse agenzie educative".
Parole alle quali seguì, nel giro di un mese, un radicale cambiamento nel Codice di diritto canonico: pedofilia e abusi sessuali da quel momento sarebbero stati considerati non più reati contro gli obblighi dei consacrati, ma contro la persona e la sua dignità. Pare un dettaglio, in realtà è sostanza: a mutare non fu tanto una norma quanto una filosofia. Piccola rivoluzione copernicana: il centro dell'atto criminale non era più la mancanza nei confronti delle regole, ma l'offesa alla vittima. Saranno perseguibili, indica il testo del sesto libro del codice, da allora in vigore, anche i laici che sono investiti di ruoli specifici nella Chiesa come anche quanti abusino della loro posizione di autorevolezza. Un vero e proprio giro di vite. Venne introdotto, a maggior chiarezza, anche il reato di omissione della denuncia.
"Chi, oltre ai casi già previsti dal diritto, abusa della potestà ecclesiastica, dell'ufficio o dell'incarico sia punito a seconda della gravità dell'atto o dell'omissione, non escluso con la privazione dell'ufficio o dell'incarico, fermo restando l'obbligo di riparare il danno", sancisce da allora il nuovo testo, entrato in vigore l'8 dicembre. Più in particolare, le nuove norme introdotte allora sulla pedofilia, gli abusi e la pedopornografia seguono, nel capitolo dedicato alle violazioni nei confronti della vita e della persona umana, gli articoli dedicati all'aborto.
"Chi procura l'aborto ottenendo l'effetto incorre nella scomunica latae sententiae", si legge, "nei casi più gravi il chierico reo sia dimesso dallo stato clericale". "Latae sententiae" vuol dire "automaticamente". Uguale eventualità per chi "commette un delitto contro il sesto comandamento del Decalogo con un minore o con persona che abitualmente ha un uso imperfetto della ragione o con quella alla quale il diritto riconosce pari tutela".
Lo stesso per chi "recluta o induce un minore, o una persona che abitualmente ha un uso imperfetto della ragione o una alla quale il diritto riconosce pari tutela, a mostrarsi pornograficamente o a partecipare ad esibizioni pornografiche reali o simulate". Il terzo caso riguardo colui che "immoralmente acquista, conserva, esibisce o divulga, in qualsiasi modo e con qualunque strumento, immagini pornografiche di minori o di persone che abitualmente hanno un uso imperfetto della ragione". In altre parole: chi viola il minore, chi detiene foto pedopornografiche rischia la cacciata. Per una questione di difesa del più debole, e non dell'aderenza alla difesa della dignità della Chiesa.