AGI - Il presidente della Camera, Roberto Fico ha convocato per lunedì 24 gennaio il Parlamento in seduta comune, con la partecipazione dei delegati regionali, per l’elezione del Presidente della Repubblica. Il prossimo 3 febbraio, infatti, dopo sette anni scadrà il mandato di Sergio Mattarella, e con la convocazione dei grandi elettori ha inizio la procedura per l’elezione del nuovo capo dello Stato.
La scelta del garante dell’unità nazionale spetta a 630 deputati, 321 senatori e 58 delegati regionali, con voto a scrutinio segreto. Nelle prime tre votazioni è indispensabile il quorum qualificato di due terzi dell’assemblea parlamentare (673 elettori su 1009). Dal quarto scrutinio sarà sufficiente per l’elezione raggiungere la maggioranza assoluta (505 elettori su 1009).
Con gli algoritmi di intelligenza artificiale di Kpi6* abbiamo monitorato le conversazioni sulle elezioni Presidente della Repubblica, per capire di chi si parla maggiormente tra i numerosi nomi di possibili candidati, ipotizzati in questi giorni dalle varie forze politiche e da fonti parlamentari.
Il Presidente Mattarella si congeda con un discorso di fine anno, all’insegna della fiducia, rilanciato sull’account Twitter del Quirinale: “Dalle difficoltà si esce se ognuno accetta fino in fondo di fare la propria parte. Se guardo il cammino fatto insieme in questi sette anni, nutro fiducia”.
Nel mese di dicembre sul web si è cominciato a parlare dell'elezione del prossimo Presidente della Repubblica in modo consistente, con volumi crescenti; solo su Twitter si sono registrate 90mila conversazioni, principalmente di uomini (73%), uniformemente distribuite sull’intero territorio nazionale, con picchi di interesse in crescita in questi primi giorni di gennaio 2022.
Analizzando i nomi più menzionati abbiamo individuato una rosa di 14 personalità politiche menzionate con più frequenza, di cui cinque donne: Draghi, Berlusconi, Cartabia, Casini, Moratti, Casellati, Prodi, Bersani, Franco, Segre, Gentiloni, Bonino, Pera e Gianni Letta.
I nomi dei quali si parla con maggiore frequenza, nettamente distaccati da tutti gli altri sono quelli di Mario Draghi e Silvio Berlusconi, che insieme assorbono l’86% delle conversazioni. Una corda a due, con una distanza praticamente incolmabile per ora, con altri possibili candidati. Seguono la ministra della giustizia, Marta Cartabia (3,10%), Pier Ferdinando Casini (2.26%). Tutti gli altri si posizionano sotto la soglia del 2%. Una discussione quindi concentrata su due soli possibili candidati, con storie politiche e personali molto diverse, accomunati dall’hashtag #PresidentedellaRepubblica.
Nelle conversazioni emergono dichiarazioni di riconoscenza e apprezzamento per Sergio Mattarella, oggi percepito come il Presidente di tutti gli italiani in grado di ricoprire la massima carica dello Stato con saggezza e competenza, durante il difficilissimo periodo della pandemia. Una parte dell’audience inoltre esprime il desiderio di vedere prorogato il suo mandato, ipotesi esclusa definitivamente dallo stesso Mattarella. Riconoscenza condivisa e manifestata pubblicamente anche dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi, durante la tradizionale conferenza stampa di fine anno.
Attraverso il sentiment analysis per capire i sentimenti e le opinioni che circolano in rete, abbiamo analizzato le frasi e le conversazioni associate a Mario Draghi e Silvio Berlusconi, i due nomi più menzionati quando si parla di #Quirinale.
Per Berlusconi il sentiment negativo e l’ostilità alla sua eventuale elezione sono altissimi (95%), valori decisamente più bassi per Draghi (75%). Su Berlusconi pesano toni netti, assertivi con frasi particolarmente ricorrenti come “Italia perde credibilità”, “non può essere”, ma anche con una buona dose di ironia ed umorismo con messaggi del tipo: “bye bye Draghi” e “smacchia giaguari” (la celebre metafora usata nel 2013 da Pier Luigi Bersani, allora leader del PD, rivolgendosi proprio a Berlusconi in occasione delle elezioni).
Su Mario Draghi invece osserviamo frasi e discorsi diversi: è piaciuta ed è diventata trending topics la dichiarazione dell’attuale Presidente del Consiglio che si è definito un “nonno al servizio delle istituzioni”; in molti lo reputano il “degno sostituto di Mattarella” in grado di gestire questa fase di “incertezza dell’Italia”.
Ma non manca chi invece ritiene che Draghi debba proseguire nel suo incarico fino alla fine della legislatura, per portare a compimento la gestione e destinazione dei fondi previsti dal #Pnrr, il Piano Nazionale di ripresa e resilienza.
* Analisti: Gaetano Masi, Marco Mazza, Giuseppe Lo Forte, Pietro La Torre; Design: Cristina, Addonizio; Giornalista, content editor: Massimo Fellini