AGI - Magnus Carlsen non abdica e si conferma campione mondiale di scacchi. Il 30enne norvegese, in vetta dal 2013, ha battuto lo sfidante al titolo, il russo Ian Nepomniachtchi, con il punteggio di 7,5 a 3,5, frutto di 4 vittorie e 7 patte. È stata una sfida senza storia quella che è andata in scena all'Expo di Dubai 2020 nonostante il russo avesse illuso i suoi sostenitori ottenendo cinque patte nei primi cinque incontri e dando la sensazione di potersela giocare.
Dopo la prima sconfitta, però, arrivata dopo una maratona record di quasi otto ore, Nepomniachtchi si è sciolto al sole collezionando una serie impressionante di blunder ('errori gravi', in gergo) che hanno spianato la vittoria a Carlsen, ora più che mai entrato di diritto nell'Olimpo degli scacchi. Per il norvegese si tratta della quarta difesa consecutiva della corona mondiale dopo le vittorie con l'indiano Anand, il russo Karjakin e l'italo-americano Caruana.
Anche l'undicesima partita, conclusa alla 49esima mossa, è stata caratterizzata da un errore di Nepomniachtchi che, alla mossa 23, nell'attaccare la Torre avversaria ha perso un Cavallo. Carlsen, ottenuto il vantaggio, ha giocato con estrema precisione e grande tecnica, senza forzare nulla, portando a casa la vittoria senza lasciare scampo all'avversario.
Anche stavolta ha stupito molto in negativo la gestione del tempo da parte del russo che è stato molto rapido nel muovere i suoi pezzi, forse troppo, alzandosi spesso dalla scacchiera e non nascondendo smorfie, tic e un nervosismo diffuso. L'impressione generale è che Nepo, dopo la prima sconfitta, non credesse più nelle possibilità di rimonta, ridotte già al lumicino prima della partita di oggi, e abbia ceduto di schianto di fronte alla gelida freddezza del campione scandinavo.
"Sono sollevato ovviamente", ha detto Carlsen dopo la conclusione del match. "È difficile provare grande gioia dopo che la situazione si è ormai fatta 'comoda', ma sono contento perché è stata complessivamente un'ottima prestazione".
Il pensiero del norvegese è tornato a quell'epica gara 6, il match più lungo della storia delle finali mondiali di scacchi, l'unica vittoria arrivata grazie a una superiorità effettiva e non derivante dagli errori altrui. "Sono molto orgoglioso del gioco durante il sesto match perché ha gettato le basi per tutto. Il punteggio finale è probabilmente un po' più ampio di quanto avrebbe potuto essere, ma in verità pensavo che è così che sarebbero potute andare anche alcune delle altre partite se avessi ottenuto un vantaggio".
Nepomniachtchi è apparso sconsolato davanti ai giornalisti perché sa di aver sprecato una grande occasione: “Il match del campionato del mondo ovviamente è composto da molti aspetti. Non è solo preparazione scacchistica, ma anche fisica e psicologica. C'è molta tensione, forse un po' di più di quanto mi aspettassi. Ma la tensione non è un motivo per non vedere alcune cose semplici che non avrei mai trascurato in un gioco più veloce. Cosa posso dire? Dovrei scoprire cosa è successo, il perché e migliorare".
Carlsen ha evitato di confrontare la sfida con Nepomniachtchi con le altre precedenti difese del titolo limitandosi a dire che "l'ultima è sempre la più dolce". La domanda, dopo questa ennesima dimostrazione di forza, è soltanto una: chi sarà in grado di detronizzarlo? La risposta arriverà dal prossimo torneo dei candidati, l'unica strada che porta a Magnus Carlsen, il "re" degli scacchi.