AGI - Nonostante un aumento temporaneo durante i primi mesi della pandemia, nel complesso, il fenomeno della pirateria online in Ue è diminuita del 34% nel 2020.
I contenuti più frequentemente piratati sono quelli televisivi, seguiti da film e musica. Gli utenti di internet in Italia accedono a contenuti piratati 5,5 volte al mese (leggermente al di sotto della media europea) e lo streaming è il metodo più utilizzato.
È quanto emerge, in sintesi, dalla relazione dell’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (Euipo).
Lo studio dal titolo “Violazione del diritto d’autore online nell’Unione europea, 2017-2020”, ha rivelato, appunto, che la pirateria digitale, misurata in base al numero medio di accessi mensili per utente di internet ai siti web che violano i diritti d’autore, è diminuita del 34% nel 2020 rispetto all’anno precedente. Tale diminuzione si è verificata per tutti i tipi di contenuti.
La pirateria cinematografica è diminuita del 51%, quella musicale del 41% e quella di contenuti televisivi del 27%.
I contenuti televisivi sono la tipologia piratata più frequentemente nel 2020, con il 70% degli accessi a siti web che violano la proprietà intellettuale, seguita dai film (20%) e dalla musica (10%).
La relazione conferma la tendenza al ribasso della pirateria rilevata già nello studio precedente del 2019. Nel complesso, la pirateria in Europa è diminuita dell’11% nel 2017, del 20% nel 2018, del 6% nel 2019 e del 34% nel 2020.
Nella ricerca, inoltre, si evidenza, che vi è stato un picco temporaneo di pirateria cinematografica durante i mesi di marzo e aprile 2020, in coincidenza con il blocco dovuto alla Covid-19 in diversi paesi dell’Ue. Tuttavia, l’aumento si è invertito una volta terminate le misure di confinamento e la pirateria è gradualmente diminuita nell’estate e nell’autunno del 2020.
È emerso che la disponibilità di offerte legali e la consapevolezza dei cittadini di tali offerte hanno un impatto sulla riduzione della pirateria. “Ciò conferma – si legge nel rapporto - l’utilità di iniziative quali il programma agorateka dell’Euipo (il portale europeo dei contenuti online) e i suoi sforzi di sensibilizzazione”.
Nonostante i dati positivi, la pirateria rimane un problema significativo in tutta l’Unione europea, con differenze tra gli Stati membri. Nel 2020 l’utente tipo di internet nell’Ue ha fruito di contenuti che violano il diritto d’autore 5,9 volte al mese.
La frequenza di consultazione degli utenti lettoni di tali siti è stata due volte maggiore, quasi 14 volte al mese, mentre gli utenti polacchi hanno effettuato l’accesso meno di 4 volte al mese. L’Italia è leggermente al di sotto della media dell’Ue, con una frequenza di accesso a contenuti piratati pari a 5,5 volte al mese. Oltre l’80 % della pirateria nell’Ue nel 2020 è avvenuto in streaming.
Tra i fattori che potrebbero influenzare la fruizione di contenuti piratati all’interno dell’Ue, la relazione sottolinea che “il livello di reddito pro capite e l’entità della disparità di reddito possono avere un impatto”. Inoltre, “l’atteggiamento generale dei cittadini nei confronti della pirateria e della violazione dei diritti di proprietà intellettuale influisce sul consumo di contenuti illegali”.
“La diffusione dell’accesso a Internet in tutta Europa - ha dichiarato il direttore esecutivo dell’Euipo, Christian Archambeau - è altamente positiva per l’accesso dei cittadini a contenuti culturali. Purtroppo, facilita anche la violazione del diritto d’autore. La pirateria, e la perdita di entrate che ne deriva, costituisce una grave preoccupazione e una minaccia diretta per le industrie creative. Nonostante il calo positivo e costante del consumo di contenuti piratati dimostrato dallo studio – ha concluso - resta ancora molto da fare per contrastare la violazione dei diritti di proprietà intellettuale online”.