AGI - "Sorelle, fratelli, sono nuovamente qui per incontrarvi. Sono qui per dirvi che vi sono vicino, con il cuore. Sono qui per vedere i vostri volti, per guardarvi negli occhi. Occhi carichi di paura e di attesa, occhi che hanno visto violenza e povertà, occhi solcati da troppe lacrime". Con queste parole Papa Francesco si è rivolto ai rifugiati a Lesbo (Grecia), al Reception and Identification Centre.
Il Pontefice ha rivolto un appello per migliorare la condizione delle persone arrivate sull'isola: "Non si voltino le spalle alla realtà, finisca il continuo rimbalzo di responsabilità, non si deleghi sempre ad altri la questione migratoria, come se a nessuno importasse e fosse solo un inutile peso che qualcuno è costretto a sobbarcarsi!"
"In questa domenica, prego Dio di ridestarci dalla dimenticanza per chi soffre, di scuoterci dall'individualismo che esclude, di svegliare i cuori sordi ai bisogni del prossimo", ha aggiunto il Papa. "E prego anche l'uomo, ogni uomo: superiamo la paralisi della paura, l'indifferenza che uccide, il cinico disinteresse che con guanti di velluto condanna a morte chi sta ai margini!".
E ancora: "Contrastiamo alla radice il pensiero dominante, quello che ruota attorno al proprio io, ai propri egoismi personali e nazionali, che diventano misura e criterio di ogni cosa".
Per Francesco "dobbiamo amaramente ammettere che questo Paese, come altri, è ancora alle strette e che in Europa c'è chi persiste nel trattare il problema come un affare che non lo riguarda. Questo è tragico".
"Quanti hotspot dove migranti e rifugiati vivono in condizioni che sono al limite, senza intravedere soluzioni all'orizzonte. Eppure il rispetto delle persone e dei diritti umani, specialmente nel continente che non manca di promuoverli nel mondo, dovrebbe essere sempre salvaguardato, e la dignità di ciascuno dovrebbe essere anteposta a tutto", ha sottolineato spiegando come "sia triste sentir proporre, come soluzioni, l'impiego di fondi comuni per costruire muri, dei fili spinati".
"Certo - ha specificato il Pontefice -, si comprendono timori e insicurezze, difficoltà e pericoli. Si avvertono stanchezza e frustrazione, acuite dalle crisi economica e pandemica, ma non e' alzando barriere che si risolvono i problemi e si migliora la convivenza". "È invece unendo le forze per prendersi cura degli altri secondo le reali possibilita' di ciascuno e nel rispetto della legalità, sempre mettendo al primo posto il valore insopprimibile della vita di ogni uomo".
Sui naufragi e sui migranti
"Vi prego, fermiamo questo naufragio di civiltà". Implora Papa Francesco durante la visita ai rifugiati a Lesbo. "Questo grande bacino d'acqua, culla di tante civiltà, sembra ora uno specchio di morte. Non lasciamo - ha continuato - che il mare nostrum si tramuti in un desolante mare mortuum, che questo luogo di incontro diventi teatro di scontro! Non permettiamo che questo 'mare dei ricordi' si trasformi nel 'mare della dimenticanza'. Vi prego, fermiamo questo naufragio di civiltà".
"Se vogliamo ripartire, guardiamo i volti dei bambini - ha rimarcato -. Troviamo il coraggio di vergognarci davanti a loro, che sono innocenti e sono il futuro. Interpellano le nostre coscienze e ci chiedono: 'Quale mondo volete darci?' Non scappiamo via frettolosamente dalle crude immagini dei loro piccoli corpi stesi inerti sulle spiagge. Il Mediterraneo, che per millenni ha unito popoli diversi e terre distanti, sta diventando un freddo cimitero senza lapidi".
Dio "ci ama come figli e ci vuole fratelli. E invece si offende Dio, disprezzando l'uomo creato a sua immagine, lasciandolo in balia delle onde, nello sciabordio dell'indifferenza, talvolta giustificata persino in nome di presunti valori cristiani". Per il Papa "la fede chiede invece compassione e misericordia".
La visita del Papa
Papa Francesco è arrivato all'isola di Lesbo per la seconda volta, dopo la visita del 16 aprile 2016. Il Pontefice è stato accolto dalla presidente della Repubblica ellenica, Ekaterini Sakellaropoulou, e dall'ordinario della diocesi, arcivescovo Josif Printezis. Il campo, il Reception and Identification Centre, ha sostituito il campo profughi di 'Moria', il più grande d'Europa fino al settembre 2020, interamente distrutto da un incendio.
Francesco si è poi recato ai cancelli del Reception and Identification Centre, è sceso dall'auto e ha percorso a piedi il lungo tragitto verso il tendone allestito da cui parlerà ai rifugiati presenti, circa 200 persone. Il Pontefice ha sorriso e salutato tutti i presenti, si è fermato con loro, accarezzato i tantissimi bambini, molti di loro in tenera età.