AGI - In Parlamento si torna a discutere di assegnare maggiori fondi e poteri per Roma vista la sua funzione di Capitale, magari tramite l'adozione di uno statuto speciale. Il dibattito è di vecchia data, nell'autunno del 2010 il Comune di Roma è diventato Roma Capitale ma il cambio di nome non è stato seguito dall'attribuzione di più risorse o funzioni aggiuntive.
Da anni i sindaci che si alternano in Campidoglio domandano più risorse per allineare la dotazione di servizi pubblici a quelli delle grandi capitali europee a vocazione internazionale: Parigi, Berlino, Madrid gli esempi sempre citati vista la dotazione generosa di fondi che gli viene assegnata per la loro funzione. Anche perchè l'ente di area vasta, la Città Metropolitana, è stato vissuto finora dai sindaci più come una incombenza da assolvere che come una opportunità.
Ieri il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti in Commissione Affari Costituzionali si è detto pronto a trasferire una serie di competenze alla Capitale per definire una nuova forma di autonomia locale. Si tratta di competenze in materia di urbanistica, sulle politiche ambientali e commerciali.
Il dialogo con il sindaco Roberto Gualtieri in materia è già aperto. E la maggioranza larga presente in questa fase in Parlamento potrebbe favorire una convergenza in Commissione Affari Costituzionali, guidata dal 5 stelle Giuseppe Brescia.
Oggi la ministra degli Affari Costituzionali Maria Stella Gelmini apre a questa possibilità in un'intervista a Il Messaggero: "In quattro-cinque mesi si potrebbe arrivare alla definizione del percorso. Ovviamente la scelta della strada è nelle mani del Parlamento. Un testo molto snello, addirittura di un solo articolo, sul quale si è già registrata una larga condivisione delle forze politiche".
Roma diventerebbe, specifica Gelmini: "Un Comune con uno statuto speciale e avrebbe un potere derogatorio della legislazione statale e regionale su alcuni delimitati ambiti". Il dibattito procede su due percorsi paralleli. Una possibile legge costituzionale, da discutere dopo l'elezione del nuovo Capo dello Stato, che però necessita di due passaggi in Parlamento e quindi prevede tempi lunghi.
Il testo, dunque, andrebbe incardinato subito in Aula dopo la partita per il Colle per riuscire ad essere approvato entro il 2022 prima del termine della legislatura. Un fronte ampio, dal Pd a Forza Italia, caldeggerebbe questa soluzione. Altra strada è quella di una legge ordinaria che però potrebbe produrre una riforma più limitata. Tra i prossimi passaggi è attesa un'audizione del sindaco Gualtieri in Commissione.