AGI - Siamo arrivati ad un momento decisivo nella lotta ai cambiamenti climatici. Sull'intesa per il clima raggiunta al G20 di Roma, pesa la posizione di Cina e India, ma c’è l’impegno a tenere il riscaldamento globale del pianeta sotto 1,5 gradi, senza però precisare una data per raggiungere l'obiettivo. La scadenza dell’anno 2.050 per un mondo a zero emissioni, infatti, è stata sostituita da un più generico di "metà secolo".
Un summit che ha fornito sostegno alle sfide della Cop26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si tiene a Glasgow fino al 12 novembre, per discutere sull’utilizzo dei capitali per finanziare la transizione energetica e il taglio delle emissioni inquinanti. Numerosi esperti attribuiscono a questo vertice un carattere straordinario e urgente, per pianificare concretamente le azioni del prossimo decennio.
Con gli algoritmi di intelligenza artificiale di Kpi6* abbiamo analizzato le conversazioni nel web sui cambiamenti climatici, le misure attese soprattutto dalle giovani generazioni cosiddette “Greta generation”, e i temi più discussi associati al G20 e Cop26. Inoltre abbiamo effettuato la sentiment analysis – ossia l’analisi, in tempo reale, dei post positivi, negativi o sarcastici, e le reazioni degli utenti inerenti qualsiasi personaggio, evento, locale o globale – attribuita al premier Mario Draghi.
Il primo ministro Mario Draghi è ottimista, a patto che si lavori insieme. "Saremo giudicati da quello che faremo. Vorrei ringraziare molti degli attivisti che ci spingono, ci mantengono tutti sul pezzo" – ha commentato Draghi -, "anche quando dicono che sono stanchi di questi bla bla bla".
E a proposito di attivisti, quando si parla di #Cop26 su Twitter, osserviamo dei volumi di conversazioni molto consistenti inerenti Greta Thunberg e Dominika Lasota, giovanissime attiviste del movimento ambientalista internazionale “Fridays for future”, che in queste ore manifestano a Glasgow. In rete i portavoce del #climatechange, sono ormai riconosciuti e accettati come interlocutori a tutti gli effetti, direttamente coinvolti per orientare le decisioni dei politici e capi di governo. I cosiddetti “green influencer” sono attivissimi su Instagram, ma crescono velocemente anche su Facebook e TikTok.
Una interlocuzione non semplice quella tra i giovani e il mondo della politica, sebbene i canali di ascolto e di comunicazione, per includere la protesta e trasformarla in proposta, siano ormai attivati.
Si caratterizzano per l’attitudine a informarsi, sono giovani curiosi e disponibili al confronto, orientati a migliorare sé stessi ampliando le proprie conoscenze. Seguono con attenzione la politica, l’attualità e le notizie di carattere scientifico. La loro comunicazione non si basa solo su un generico senso civico, ma si articola in una serie di richieste concrete che riguardano il loro futuro.
Stringendo il focus su chi in queste ore sta pubblicando contenuti sul #climatechange rileviamo una netta prevalenza maschile, dai 25 ai 44 anni, dimostrando quindi che la questione climatica, sebbene possa contare sulla forte partecipazione delle giovani generazioni, la cosiddetta Generazione Z che include i nati tra gli anni ’90 e il 2010, interessa anche persone più grandi di età.
Per quanto riguarda invece il premier Mario Draghi, la sentiment analysis sulle conversazioni gli attribuisce un valore positivo molto alto, oltre al 60%, ampiamente sopra la media di tutti i politici nazionali.
Al G20 ha ottenuto il riconoscimento pubblico da parte dei principali leader mondiali, per le sue abilità nella gestione della complessità, attraverso un approccio inclusivo e multilaterale.
In rete tra i focus strettamente collegati la transizione ecologica, le emissioni inquinanti e la deforestazione superano nettamente tutti i restanti temi. Lo smaltimento della plastica, invece, non raggiunge una posizione di rilievo all’interno delle conversazioni.
Nelle ultime settimane sono ripartite le conversazioni sull’energia nucleare, divenuto il terzo argomento più discusso all’interno del cambiamento climatico. Un tema fortemente divisivo specialmente in Italia.
* Analisti: Gaetano Masi, Marco Mazza, Giuseppe Lo Forte, Pietro La Torre; Design: Cristina, Addonizio. Giornalista, content editor: Massimo Fellini