AGI - Ancora un rinvio per il presunto stupro di gruppo nella villa di Beppe Grillo a Porto Cervo. La gup del tribunale di Tempio Pausania, Caterina Interlandi, ha convocato per il 26 di novembre la nuova udienza per decidere se mandare a processo Ciro Grillo, Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria, tutti genovesi di 22 anni e accusati di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una ragazza italo-norvegese.
I fatti risalgono al luglio del 2019 e sarebbero avvenuti nell'abitazione del fondatore del Movimento 5 Stelle in Sardegna. La ragazza allora aveva 19 anni ed era con un'amica: dopo una serata in discoteca, le due ragazze si unirono al gruppo di Ciro.
Da quanto risulta dai verbali della denuncia e dagli interrogatori, la giovane, ribattezzata Silvia (nome di fantasia, ndr) sostiene di essere stata costretta a un rapporto con uno dei giovani e di essere poi stata violentata fino al mattino dagli altri tre. Tutti hanno ammesso il sesso di gruppo, ma affermano che la giovane fosse consapevole e consenziente.
La notizia si era diffusa nel settembre 2019: la giovane, otto giorni dopo la notte della presunta violenza - a cavallo tra il 16 e 17 luglio - aveva presentato denuncia ai carabinieri di Milano che avevano fatto partire le indagini chiuse il 20 novembre 2020.
Nel frattempo, erano emersi video e dettagli sulla 'notte incriminata'. Nell'aprile scorso una nuova svolta: Beppe Grillo, padre di Ciro e fondatore del M5S, interviene nella vicenda con un video sulla sua pagina Facebook: un lungo sfogo che segue la diffusione a mezzo stampa di alcuni stralci dell'indagine: "Mio figlio è su tutti i giornali come stupratore seriale insieme ad altri 3 ragazzi... io voglio chiedere veramente perché un gruppo di stupratori seriali non sono stati arrestati, la legge dice che vanno presi e messi in galera e interrogati", dichiara Grillo: "Sono liberi da due anni, ce li avrei portati io in galera...".
Il video scatena reazioni e polemiche, con strascichi anche nei palazzi della politica, persino tra le fila del M5S. Ma soprattutto porta nuovamente la vicenda alla ribalta.
Si susseguono le interviste ai protagonisti diretti o marginali della storia, la vicenda crea tensioni politiche, ma anche all'interno della cerchia dei legali che difendono i giovani, tanto che il 29 aprile l'avvocato di Vittorio Lauria, Paolo Costa, rimette il mandato. La decisione ufficialmente arriva per "divergenze sulla condotta extraprocessuale" a causa di un'intervista non concordata sulla trasmissione di La7 'Non è l'arena.
Un nuovo colpo di scena arriva il 3 maggio, quando la procura di Tempio Pausania riformula un capo d'imputazione, depositando un secondo avviso di conclusione delle indagini che comprende anche gli ulteriori interrogatori dei quattro ragazzi, resi su richiesta degli avvocati difensori.
Il capo d'imputazione è relativo al secondo episodio, ovvero quello della fotografia fatta da tre degli indagati con i genitali appoggiati sul volto dell'amica di Silvia, Roberta (altro nome di fantasia, ndr), addormentata sul divano.
Infine, il 4 giugno, la vicenda arriva a una tappa cruciale: dopo la diffusione della notizia dell'interrogatorio di Ciro Grillo, avvenuto nella caserma dei carabinieri di Genova, la procura di Tempio Pausania deposita la richiesta di rinvio a giudizio per i quattro indagati.
Inizialmente l'udienza viene fissata per il 25 giugno, poi posticipata al 9 luglio a causa di uno sciopero nazionale che ha coinvolto i legali. Un'udienza dedicata alle parti civili, entrambe accolte, e a prevalenza tecnica. La gup dopo aver ammesso la documentazione prodotta dall'avvocata della vittima rinvia al 5 novembre.
Nel frattempo lo scorso 21 ottobre, in modo del tutto inatteso, gli avvocati di Ciro Grillo e dei suoi amici comunicano di rinunciare al rito abbreviato e di voler affrontare il dibattimento.
Sempre nel caso i loro assistiti vengano rinviati a giudizio. Per saperlo occorrerà aspettare almeno fino il 26 novembre.