AGI - Alla fine di una controversa vicenda giudiziaria durata sette anni, i giudici della Corte d'Appello di Bologna hanno ritenuto che il fatto non sussiste: secondo i magistrati, non sarebbe stata dunque l'ex infermiera 49enne Daniela Poggiali a uccidere, con due iniezioni di potassio, i due pazienti affidati alle sue cure all'ospedale di Lugo, nel Ravennate: Rosa Calderoni, 78 anni, deceduta l'8 aprile del 2014, e il 94enne Massimo Montanari deceduto il 12 marzo 2014.
Due processi alla fine riuniti in un unico procedimento.
"Sono felicissima": così l'ex infermiera dopo la sentenza di doppia assoluzione. Commozione anche da parte della sorella e del fidanzato, anche loro presenti in aula.
La procura generale aveva chiesto la conferma dell'ergastolo, i difensori l'assoluzione. "Non credo che in Italia ci sia stata una vicenda così kafkiana come quella che ha riguardato Daniela Poggiali - ha dichiarato il legale ai microfoni del TG3 - una donna che ha vissuto tre volte, più forte di tutte le ingiustizie che ha dovuto subire".
I giudici hanno disposto anche la scarcerazione immediata della donna, che adesso spera di ricominciare la propria vita.
Il caso giudiziario Daniela Poggiali ha inizio nel 2014 a seguito della morte di Rosa Calderoni, una paziente di 78 anni. La donna fu condannata in primo grado all'ergastolo dal tribunale ravennate con l'accusa di aver ucciso l'anziana con una dose letale di potassio.
A finire alla ribalta delle cronache furono alcune fotografie che la ritraevano sorridente e irriverente accanto ai corpi di alcuni pazienti deceduti.
Nel luglio del 2017 il processo d'appello ribaltò la sentenza scagionando la donna per assenza di prove. Daniela Poggiali uscì dal carcere dopo 1003 giorni di cella.
Successivamente la corte di Cassazione ha chiesto di ripetere il processo d'appello valutando la necessità di analizzare nuovamente il compendio indiziario a cui è seguita la seconda assoluzione dell'appello bis.
Daniela Poggiali è stata radiata nel 2017 dall'ordine degli infermieri per gli scatti fotografici e dopo le accuse di furti in corsia, vicenda che ha visto confermata una condanna in Cassazione nel 2018.
Nel 2017 furono analizzate ulteriori dodici morti sospette avvenute all'ospedale di Lugo. La procura chiese l'archiviazione per insussistenza di prove.