AGI - Nuovo accorato appello di Papa Francesco alla comunità internazionale al termine dell'Angelus: "Occorre porre fine al ritorno dei migranti in Paesi non sicuri". Il Pontefice denuncia le condizioni disumane in cui vivono migliaia di migranti e rifugiati, sottoposti a incredibili violenze, e di cui "tutti noi dobbiamo sentirci responsabili". Il Papa chiede "risposte concrete", di "dare priorità al soccorso in mare, garantendo percorsi regolari di migrazioni e accesso alle procedure di asilo".
Le parole di Francesco arrivano a poche ore dagli avvistamenti di questa mattina di due imbarcazioni alla deriva nel Mediterraneo centrale. Alarm-Phone ha lanciato l'allarme per un gommone semiaffondato con a bordo 60 persone e di un altro, sempre alla deriva, con 68 persone a bordo tra cui molti bambini. Tutti in fuga dalla Libia. Ed è proprio la situazione nel Paese nordafricano a preoccupare Bergoglio, per la presenza lì di "veri lager" in cui sono rinchiusi i rifugiati che vengono riportati dal mare.
"Esprimo la mia vicinanza alle migliaia di migranti, rifugiati e altri bisognosi di protezione in Libia: non vi dimentico mai; sento le vostre grida e prego per voi. Tanti di questi uomini, donne e bambini sono sottoposti a una violenza disumana", è la sua commovente supplica.
"Ancora una volta - dichiara - chiedo alla comunità internazionale di mantenere le promesse di cercare soluzioni comuni, concrete e durevoli per la gestione dei flussi migratori in Libia e in tutto il Mediterraneo. E quanto soffrono coloro che sono respinti! Ci sono dei veri lager lì". Per il Pontefice occorre garantire ai migranti condizioni di vita degne, alternative alla detenzione.
"Sentiamoci tutti responsabili di questi nostri fratelli e sorelle - dice - che da troppi anni sono vittime di questa gravissima situazione. Preghiamo insieme per loro in silenzio".
Sabato l'Unhcr, l'Agenzia Onu per i Rifugiati, ha invitato il governo libico a rispondere alla situazione disperata di richiedenti asilo e rifugiati con modalità rispettose della dignità e dei diritti umani. Le irruzioni e gli arresti arbitrari compiuti recentemente dalle autorità in aree popolate per lo più da rifugiati e richiedenti asilo hanno provocato infatti numerose morti e portato migliaia di persone in detenzione, molti hanno perso la casa o sono ora ridotti in povertà.
"Dall'inizio delle irruzioni e degli arresti condotti dalle autorità libiche a ottobre per motivi di sicurezza, abbiamo assistito a un drastico deteriorarsi della situazione di richiedenti asilo e rifugiati vulnerabili a Tripoli", ha dichiarato Vincent Cochetel, inviato speciale dell'Unhcr per il Mediterraneo occidentale e centrale. "E' necessario che le autorità libiche predispongano un piano efficace che ne rispetti i diritti e individui soluzioni durature".