AGI - È stata Trieste l’avamposto ‘di mare’ dei no Green pass nel giorno in cui il certificato è diventato obbligatorio per i lavoratori, anche se i toni della protesta si sono affievoliti nella notte.
Dopo le perplessità sull’annunciato blocco da parte di alcuni iscritti al sindacato autonomo che l’ha promossa, il portavoce Stefano Puzzer ha comunicato all’alba che sarebbe stata lasciata libertà di accesso ai varchi.
I numeri della giornata raccontano di almeno settemila partecipanti alla manifestazione tra chi ha scioperato e i cittadini solidali, mentre dicono meno su quanti abbiano deciso di non lavorare.
“Sono entrati mille mezzi pesanti per il trasporto merci ma non abbiamo il numero dei lavoratori” riferiscono le autorità portuali che, alla domanda su quanti camion entrino di solito, rispondono che “non è quantificabile”.
La versione di Puzzer è di “800 lavoratori fuori e 100 dentro”, mentre il presidente della Regione Massimiliano Fedriga ha dichiarato che “il porto ha funzionato, anche se a ranghi ridotti”.
Il varco 4, epicentro della contestazione, sarà presidiato anche nelle notte da alcuni volontari dopo che per molte ore è stato lo spazio rumoroso e festante, salvo qualche insulto ai giornalisti e la ‘cacciata’ in malo modo di uno sparuto gruppo di esponenti della destra radicale, del dissenso dei no pass. Molto eterogenea la composizione del blocco contrario al lasciapassare.
Dal palco si è voluto sottolineare che è stata una piazza “senza colori” anche se a prevalere era un’anima di sinistra. Tanti anche i vaccinati, soprattutto tra i lavoratori.
Uno di loro, Sebastiano Grison, 24 anni, presidente del Coordinamento, ha spiegato di essersi immunizzato “ma il diritto al lavoro è di tutti e non me la sento di lasciare a casa persone che per me sono dei fratelli. Il green pass serve alla ripartenza delle imprese, sono d'accordo con chi lo dice, ma il porto andava già alla grande, qui non c'è bisogno di nessun certificato. Gli strumenti per combattere la pandemia sono i vaccini e il distanziamento sociale. Il Governo abbia allora il coraggio di imporre il vaccino obbligatorio”.
Sono arrivati da tutto il Veneto, anche coi vessilli dell’indipendentismo, per stare accanto ai lavoratori con le pettorine gialle e arancio, ma anche da altre regioni. Panini, birre e musica per tutti, all’apparenza una giornata di festa sotto a un cielo nitido e con una ‘docile’ bora.
Ma alcuni hanno usato parole di guerra: "Siamo in una dittatura da combattere in nome della Costituzione”.
Testimonianza anche estreme come quelle di Michele, portuale che è in trattativa “per un lavoro in Croazia perché in questo Paese non ci posso più stare” mentre Roberto, cittadino che snocciola statistiche sulla presunta inutilità del vaccino, arriva a dire: “Se devo vivere in questa situazione, preferisco morire”.
Su cosa succederà da domani, la piazza ha tanti dubbi e più di uno scetticismo. La sensazione generale è che la manifestazione contro il green pass sia riuscita ma il mancato blocco e il funzionamento del porto, seppure con qualche disagio, hanno lasciato una certa amarezza.
“Certo che se già il primo giorno c’è stato chi ha fatto funzionare i treni merci non andiamo da nessuna parte” dice Marco ricordando che in altre occasioni, “meno epocali di questa in cui si sta scegliendo tra libertà e dittatura” si sia impedito ai lavoratori di accedere al porto.
E più di una perplessità viene espressa anche sulle modalità della protesta. Più volte i promotori, tra cui Stefano Puzzer, hanno ripetuto che si andrà avanti “a oltranza finché il Green pass non sarà abolito”, quindi almeno fino al 31 dicembre, data di ‘scadenza’ del decreto.
“Ma non tutti, anzi quasi nessuno, potrebbero permettersi uno sciopero di tre mesi - riflette Giuseppe - sarebbe forse meglio pensare ad altre forme di protesta".
In una nota le segreterie territoriali di Trieste di Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uil Trasporti e Ugl Mare hanno chiesto di riprendere “quanto prima la piena operatività del porto”.
Più tranquilla la situazione negli altri porti. Da registrare in Liguria il blocco del traffico davanti al varco Etiopia del porto di Genova, in zona Sestri Ponente. Al grido di "libertà" e "giù le mani dal lavoro" circa 300 persone si sono riversate in strada. Il porto di Ancona ha superato senza alcuna criticità il rientro al lavoro con l'obbligo di green pass.