Arrivano al vaglio della Consulta i dubbi di legittimità sollevati dai giudici di Trieste e di Savona sul blocco degli sfratti legato all'emergenza Covid.
La prossima settimana, la Corte costituzionale esaminerà le questioni sollevate sia sui decreti legge emanati nel 2020 - con i quali sono state disposte, per ragioni connesse all’emergenza pandemica, l’iniziale sospensione sino al 30 giugno 2020 (termine sostituito, in sede di conversione, con quello del primo settembre 2020) dell’esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili, e le successive proroghe, prima al 31 dicembre 2020 poi al 30 giugno 2021 (limitatamente ai provvedimenti adottati per mancato pagamento del canone alle scadenze e ai provvedimenti di rilascio conseguenti all’adozione del decreto di trasferimento di immobili pignorati e abitati dal debitore e dai suoi familiari) - sia sul dl del 2021 che ha ulteriormente prorogato il blocco, pur differenziandone i termini (30 settembre e 31 dicembre) in base alle date di adozione dei provvedimenti di rilascio.
Il giudice dell'esecuzione di Trieste, in particolare, nella sua ordinanza di rimessione lamenta sia l’applicazione della sospensione dei provvedimenti di rilascio anche per situazioni ritenute estranee all’emergenza sanitaria – quali le morosità nel pagamento dei canoni di locazione anteriori alla pandemia – sia l’effetto della sospensione che non consente al giudice di poter valutare le diverse esigenze del proprietario e dell’occupante. I dubbi del giudice triestino riguardano anche la violazione dei presupposti di necessità e di urgenza, e il contrasto con la tutela del diritto di proprietà.
Il giudice delle esecuzioni immobiliari del tribunale di Savona, inoltre, estende tali questioni di legittimità alle misure in materia di sfratti contenute nel decreto legge del 22 marzo 2021, affermando che le norme censurate sarebbero in contrasto con l'articolo 3 della Costituzione, sia sotto il profilo della disparità di trattamento, sia sotto quello della ragionevolezza.