AGI - “Dobbiamo chiedere la grazia della vergogna”, scrisse tempo fa Papa Bergoglio al cardinal Marx, dimissionario per stizza e per disdegno dopo la scoperta degli abusi sui minori nella Chiesa della sua Germania. Vergogna sì, perché anche quella è grazia, ma non dimissioni, perché la “politica dello struzzo non porta a nulla; di più ancora, la Chiesa oggi non può fare un passo avanti senza farsi carico di questa crisi”.
Francesco, di fronte alla tremenda verità resa pubblica dal dossier sulla pedofilia nella Chiesa francese, rende la vergogna sua e della Chiesa un atto pubblico e pubblicamente reso. E lo fa, il Vicario di Cristo, subito dopo aver tenuto – sarà un caso, ma un caso felice – una lunga riflessione sulla libertà e sulla verità.
È l’una insieme all’altra, spiega commentando la Lettera ai Galati, a rendere tale l’essere umano. Se la verità rende liberi, la si affronti. È il primo passo. Ma non bisogna fuggire. Nascondersi dietro i legalismi, le casistiche, i distinguo ed i cavilli rende schiavi.
Le parole del Pontefice
Nelle parole del Papa, all’udienza del mercoledì: “Desidero esprimere alle vittime la mia tristezza e dolore per i traumi che hanno subito. E anche la mia vergogna, la nostra vergogna, la mia vergogna per la troppo lunga incapacità della chiesa di metterle al centro delle sue preoccupazioni assicurando loro la mia preghiera. Prego e preghiamo insieme tutti: a te, Signore, la gloria, a noi la vergogna. Questo è il momento della vergogna. Incoraggio i vescovi e voi cari fratelli che siete venuti qui a condividere questo momento. Incoraggio ai vescovi e superiori e religiosi a continuare a compiere tutti gli sforzi affinché drammi simili non si ripetano. Esprimo ai sacerdoti di Francia vicinanza e paterno sostegno davanti a questa prova che è dura ma e salutare e invito ai cattolici francesi ad assumere le loro responsabilità per garantire che la Chiesa sia una casa sicura per tutti”.
Cinque volte in un minuto ripete la stessa tremenda parola, “vergogna”, il Pontefice della tenerezza e della bellezza. Atto di contrizione e di espiazione, che vuol essere il più lontano possibile da quell’indifferenza che adesso rende a molti arcigna, se non odiosa, la Chiesa di Francia e di Germania, ma anche del Cile e degli Stati Uniti. Pulvis es, mia amata figlia prediletta. Ricordatelo, perché solo così ti risolleverai.
La difficile estate di Francesco
Si conclude così, con una nuova ammissione di marcio e di dolore, l'estate del Papa. Preoccupazioni per la salute, un intervento (meno grave di quanto non si sia sussurrato), addirittura preconclavi fatti di attese illegittime e spartizioni preventive.
Poi la ripresa, con il viaggio in un cuore d’Europa troppo spesso indurito, con i discorsi pronunciati restando seduto. E la necessità di dover ribadire, a scanso di equivoci, la posizione sua e della Chiesa in tema di aborto e matrimonio. Ci sono momenti in cui sembra che tutto si azzeri, tutto torni al punto di partenza.
In realtà queste sono anche state settimane in cui Bergoglio ha ripreso a dettare l’agenda del futuro. Ha ricevuto il patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, e l’arcivescovo di Canterbury, Welby: ecumenismo verde e Cop26. Ha rilanciato a più riprese, ora che il covid inizia a fare meno paura, l’idea che da qui a pochi anni l’essere umano si giocherà l’esistenza e la sopravvivenza.
Di nuovo sono tornate, nelle sue parole, la condanna della logica del profitto, della cultura dello scarto, dello sfruttamento irresponsabile del Creato. Ha visto i giovani dell’Economy of Francesco, un gruppo di ricercatori sui trent’anni e anche meno incaricati di elaborare un nuovo modello di sviluppo. E parteciperà ad una preghiera per la pace che dovrebbe indicare la strada del dialogo e del multilateralismo ad un mondo isolazionista e sovranista.
Sembra, insomma, che sia piuttosto il momento in cui inizia a spuntare il seminato dei duri tempi del lockdown, con le sue messe in solitaria e i suoi messaggi via streaming. O almeno questa è l’intenzione, perché se l’Europa ha capito, ad esempio, che è il momento in cu si cambia o si sparisce, arriva a Roma per partecipare alla preghiera della Comunità di Sant’Egidio Angela Merkel, che ancora non se n’è andata ma già è rimpianta come fosse la madrina di tutto il Continente.
Intanto, però, bisogna fare pubblica ammissione di ciò che è stato e ciò che non avrebbe mai dovuto essere. Perché è certo: anche questo è grazia, e quindi gioia libertà e verità. Ma intanto fa molto male. E il primo passo verso il riscatto Papa Bergoglio lo compie con occhi rattristati e voce gonfia di mestizia.