AGI - La famiglia, molto più della scuola o degli amici, è il luogo in cui si è discusso di vaccini e di ricerca scientifica nell'ultimo anno. È quanto emerge dall'indagine condotta tra gli adolescenti tra i 14 e i 18 anni, intervistati per "Cittadinanza scientifica" realizzata da Ipsos per Save the Children.
Dallo studio è emerso che i contrasti sull'utilità dei vaccini sono scoppiati in 4 famiglie su 10, "almeno qualche volta". Tra chi lo dichiara, ben 6 giovani su 10 sostengono che la principale ragione di contrasto è stata il loro essere a favore dei vaccini. Tuttavia, solo in pochi casi il contrasto si è tramutato in divieto al vaccino. I giovani che volevano vaccinarsi sono stati liberi di farlo nella maggioranza dei casi (7 su 10) anche se non tutto è filato sempre liscio.
Inoltre 3 su 10 sono i minori che hanno avuto contrasti in famiglia perché volevano vaccinarsi e hanno dovuto insistere per farlo o si sono trovati in una situazione di impedimento effettivo. La discussione sui vaccini ha anche visto l'eclisse della scuola, che si è ritirata in silenzio di fronte a un tema avvertito come fortemente divisivo. Infatti solo il 17% del campione afferma di aver parlato di vaccini e ricerca scientifica principalmente a scuola con gli insegnanti.
I giovani si dividono quando viene chiesto loro chi dovrebbe prendere le decisioni sulle regole per combattere la pandemia, ma hanno le idee chiare rispetto alla necessità di considerare la scienza quando si devono prendere decisioni per il Paese: 3 intervistati su 10 sostengono che a prendere le decisioni debbano essere esclusivamente gli scienziati, sempre 3 su 10 che debbano essere i politici, dopo aver ascoltato gli scienziati e ulteriori 3 su 10 affermano che sarebbe meglio fossero i politici dopo aver ascoltato gli scienziati e i cittadini.
La scienza ha, dunque, un ruolo centrale sia di indirizzo che di decisione. "Misurare oggi le disuguaglianze è importante non soltanto per registrare come la pandemia abbia ulteriormente accentuato i divari, ma perché il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, combinato con gli altri strumenti europei, tra cui la Child Guarantee, e i fondi nazionali, può rappresentare un punto di svolta - spiega Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children - questi dati della ricerca Ipsos ci confermano la consapevolezza e il senso di responsabilità forte dei giovani, non possiamo continuare a non ascoltarli. Smettiamola di renderli invisibili nelle scelte che li riguardano, apriamo presso Comuni, scuole e associazioni spazi di partecipazione per progettare con i ragazzi e le ragazze il PNRR sul territorio e lasciamo che siano loro a indicarci la strada per quello che sarà prima di tutto il loro futuro".