Scrive (e parla) Asimov: l'intelligenza artificiale in redazione
AGI - “Scrittura più intelligenza artificiale, facile: Asimov”. Quando Nicola Grandis ha pensato a come chiamare questo pacchetto di soluzioni destinato al giornalismo, non ha avuto dubbi. L'intreccio tra la produzione di contenuti e l'autore delle Tre leggi della robotica è venuto naturale. Anche se poi Asimov va oltre Asimov: l'intelligenza artificiale sviluppata da Asc27, la startup fondata da Grandis in piena pandemia, non si limita a scrivere ma recita, crea podcast e avatar. E allora mettiamoci l'anima in pace: le macchine sostituiranno i giornalisti. Anzi no, calma: “L'obiettivo – spiega Grandis - è lavorare accanto all'uomo. Asimov non vuole sostituirsi a nessuno ma aiutare nella realizzazione dei contenuti. Solleva i giornalisti dalle mansioni ripetitive (come la selezione delle fonti migliori) e individua i prossimi trend”.
Cosa fa Asimov
Legge i contenuti pubblicati negli ultimi anni da una testata, in modo da conoscerne e replicarne lo stile. Spreme informazioni da ogni singolo articolo e impara quali sono quelli che danno risultati migliori, ricavando un modello di AI su misura. Monitora il web per capire in anticipo di cosa si parlerà nelle ore successive (con un anticipo di 6-12 ore rispetto a Google Trend). Genera testi partendo da parole chiave, argomenti selezionati e dati. Può scegliere le foto più adatte a un testo o generare podcast che parlano con “voce neurale” (cioè capace di clonarne una umana dopo qualche ora di ascolto, in diverse lingue e persino dialetti).
L'AI in redazione
Come scriveva Arthur C. Clarke, “qualunque tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia”. E, senza conoscerla, fa anche un po' paura. “Nelle redazioni – spiega Grandis - c'è un iniziale scetticismo, legato alla funzionalità dei prodotti e al timore che taglino posti di lavoro. I dubbi sulla funzionalità vengono superati testando il sistema: nel primo pilot, su una testata Conde Nast, c'è stato un incremento del 100% delle visualizzazioni”. Dissolvere la presunta minaccia professionale è un po' più complicato: “Alcuni editori pubblicano contenuti prodotti da Asimov. Ma si tratta di testi semplici, come un post-partita di calcio, un articolo sul meteo o sulla chiusura di borsa. Asimov è costruito per lavorare accanto a chi crea contenuti, potenziarne le capacità e la creatività”.
Il rischio: dare al lettore solo quello che vuole
Asimov non scrive in modo sempre uguale. Mastica dati e articoli per costruire un'AI tagliata per la singola testata, imparando a restituirne lo stile. Si discute spesso di bias legati all'intelligenza artificiale, cioè di quelle distorsioni cognitive che gli algoritmi – se mal strutturati – rischiano di accentuare. In sostanza: se l'AI mastica i dati di un giornale e si modella in base agli articoli di maggior successo, c'è il rischio (per la verità non esclusivo dei software) di correre dietro a ciò che il proprio lettore vuole sentirsi dire? E c'è un rischio polarizzazione? “L'AI ha dei rischi – risponde il ceo di Asc27 - ma anche un coltello usato male può ferire. Per superarli si fa affidamento sulla parte creativa del giornalismo. Asimov fornisce suggerimenti, ma il giornalista può sempre fare scelte diverse”.
L'AI cambia il giornalismo che cambia
Asimov è nato per le grandi redazioni, ma Asc27 si è accorta in fretta di un panorama editoriale molto più ampio e frammentato. C'è già una versione gratuita (e semplificata) per i blogger. Do ut des: loro utilizzano Asimov mentre la startup ottiene dati per nutrire e migliorare l'intelligenza artificiale. Il prossimo passo è una versione per professionisti autonomi: “Pensiamo di lanciarla a fine anno, con una costruzione dell'AI divisa per settore, più generica rispetto a una redazione”.
La capacità di imitazione vocale potrebbe poi aprire nuovi fronti, come un mercato online delle voci. Se un editore o un'azienda vogliono far recitare un testo a un attore, ad esempio, “le celebrità potrebbero prestare la propria voce ad Asimov, incassando una revenue share”. Cioè una quota di quanto incassato da Asc27. Idem per i video: faccia e audio li mette un attore, imitato e assemblato dall'intelligenza artificiale con un contenuto inedito. Una sorta di versione evoluta dei deep fake.
Oltre l'editoria: politica e imprese
La cura dei contenuti, ormai da tempo, non è esclusiva pertinenza dei giornali. Asimov applica quindi alcune funzionalità ad altri settori. Tra i clienti ci sono anche “partiti, che lo usano per la gestione della comunicazione politica, e aziende, per controllare la propria reputation”. Come? “Negli ultimi anni – spiega Grandis - le strategie per mettere in cattiva luce i concorrenti sono diventate più sofisticati. L'intelligenza artificiale scandaglia il web, coglie i trend online, come fa per i giornali, e individua dei segnali deboli di attori ostili”.
La prossima tappa potrebbe portare in banca e nei negozi: “L'AI potrebbe generare un avatar che spiega a voce documenti e locandine. Sarebbe utile per persone con difficoltà cognitive e anziani. Nel mondo del retail, un avatar in 3D potrebbe fornire informazioni quando un cliente osserva una scarpa o una maglietta”.
Da Asimov alla Fata Morgana
Oggi Asimov genera circa il 20-25% del fatturato di Asc27. A imprimere un'accelerazione ha contribuito il Congresso mondiale sull'IA di Shangai (Waic), che - a luglio - ha premiato la società come migliore startup europea del settore e l'ha piazzata (tra nove cinesi) nella top ten nella sezione Best Practice Applied Algoritms.
Quel successo e quella visibilità hanno attirato interesse, soprattutto da oltreconfine. Per ora “Il mercato internazionale costituisce circa un terzo del fatturato, ma Asimov è più apprezzato all'estero. Credo perché in Italia l'accettazione di nuove tecnologie ha una trafila più lunga. Qualcuno vede ancora l'AI come la Fata Morgana. Ma la situazione sta migliorando”. Al momento, spiega Grandis, Asimov è in fase di test su “quasi tutti i principali editori italiani”.