AGI - “Non mi sembra una presa di posizione casuale. L’uscita di Draghi arriva all’indomani del fallimento delle manifestazioni no vax, è chiaro che si è aperto un cuneo politico”. Commenta così in un’intervista a Il Fatto Quotidiano Andrea Crisanti, docente di Microbiologia all’Università di Padova, l’apertura del premier all’introduzione dell’obbligo vaccinale, per poi sottolineare: “La questione va letta prima di tutto in un’ottica di sanità pubblica”.
E sull’obbligo di vaccino strettamente inteso, Crisanti dichiara: “Penso sia un giusto passo avanti verso la trasparenza, il green pass era un surrogato dell’obbligo vaccinale, questo è un passo giusto se non altro per chiarezza e rispetto dei cittadini. Il green pass, con i vaccinati che possono riammalarsi e infettare, non è una misura di sanità pubblica”.
Tuttavia qualche perplessità Crisanti la lascia trasparire: “Avrei preferito che alla riflessione sull’obbligo vaccinale si accompagnasse una verifica sul grado di protezione attuale dei vaccini” perché “da Israele arrivano dati che indicano come l’efficacia dei vaccini si sta riducendo al 70% per quanto riguarda la protezione dal contagio. Al momento sono preoccupato per questo”, quindi “se il motivo di questa percentuale è che la protezione vaccinale diminuisce con il tempo, allora viva l’obbligo e viva la terza dose. Ma se il problema è un altro, per esempio la particolare aggressività di una variante presente o futura, allora non c’è obbligo vaccinale che tenga”.
Poi Crisanti torna su un concetto appena più sopra accennato: “No, il green pass non è una misura di sanità pubblica. È semplicemente un incentivo alla vaccinazione per chi ancora, per vari motivi, non l’ha fatto. È una scelta politica legittima, ma è sbagliato veicolare il messaggio che riservare un ambiente chiuso all’ingresso dei soli vaccinati crei un’area di sicurezza al 100%. Purtroppo sappiamo che non è così” perché “se l’efficacia di protezione dal contagio si manterrà elevata – ma al momento non possiamo ancora saperlo – potrà servire. Se invece la protezione sarà inferiore alle attese, bisognerà rivalutare”, osserva il microbiologo, che conclude: “Sarebbe bello capire se è obbligatoria anche la terza dose, e anche capire prima se la terza dose è efficace. Ma qui torniamo al discorso sull’analisi dell’efficacia della protezione” in quanto il vaccino “da solo non blocca la trasmissione del contagio, non si può e prescindere da altre misure sanità pubblica. Non possiamo rinunciare a tracciamento, contenimento e sorveglianza”.