AGI – “Chi è contro i vaccini è contro la scienza: la posizione di alcuni politici non ci sta aiutando”. La denuncia è di Andrea Bassetti, direttore della Clinica di Malattie Infettive all’Ospedale San Martino di Genova e professore universitario, che in un’intervista al Corriere della Sera approfondisce: “In qualche modo sono diventato una specie d'idolo della Destra perché ho sempre ritenuto sbagliato il terrorismo mediatico sul Covid e i bollettini che, almeno in certi momenti della pandemia l’anno scorso, ci informavano, ossessivamente, ogni giorno, della situazione di morti e ricoverati”, tanto che “questo mio modo di fare comunicazione è piaciuto a una certa area politica”.
Il medico spiega che “se Bassetti non piace più non è un mio problema”. E aggiunge: “Io porto avanti le ragioni della scienza. Io sogno il mio reparto vuoto da malati di Covid e vorrei tornare a occuparmi di altre malattie infettive, che pure ci sono. La scienza ci dice che la soluzione, per arginare la pandemia, sta nei vaccini. Ancora oggi, nel mio ospedale, sono stati ricoverate persone fra i 40 e i 60 anni con forme di Covid che potevano essere prevenute con la vaccinazione”.
Per Bassetti, pertanto, “Sui vaccini non si deve discutere ed è inaccettabile che un politico si metta contro di loro: è un atto gravissimo contro lo Stato”. E attacca: “Voglio vedere questi politici, che fanno le cicale d’estate, cosa risponderanno in autunno quando ci sarà la ripresa di tante attività e soprattutto delle scuole. E le probabilità di contagio aumenteranno”. Per Bassetti, infatti, “Lo scenario di questo luglio/agosto è diverso da quello che abbiamo visto in marzo/aprile. Con la cosiddetta variante Delta del Coronavirus è come se fossimo di fronte a un virus nuovo: ci dobbiamo dimenticare dell’immunità di gregge e dobbiamo pensare a una convivenza con questo virus. Con l’aiuto dei vaccini, senza se e senza ma. E dobbiamo credere alle direttive delle istituzioni. Il Comitato tecnico scientifico, l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, e il Ministero della Sanità. Che sono dalla parte dei cittadini”, conclude l’infettivologo.
Abrignani (Cts): priorità è completare la campagna
"I vaccini ci proteggono, la priorità ora è anche completare la campagna", sostiene in un’intervista a Repubblica Sergio Abrignani, immunologo dell’Università di Milano e membro del Cts, secondo il quale una terza dose da inoculare “potrebbe servire a dare un boost, cioè un potenziamento della risposta immunitaria, a chi ha già chiuso il ciclo” ma potrebbe servire anche “contro le varianti esistenti, come la Delta” perché “perché abbiamo visto che il vaccino copre al 90-95% dalle forme gravi e a circa al 70-80% contro l’infezione”, quindi “se per caso dovesse venire fuori in futuro una variante che sfugge e purtroppo dovesse prendere il sopravvento, allora sarà necessario fare un richiamo con un vaccino diverso, quindi non con il booster di cui parlavo prima”.
Poi Abrignani analizza: “In questo momento nel mondo occidentale circa il 98% dei morti ha più di 60 anni. Quindi si va verso una terza dose per queste persone. Prima però ci sono da proteggere i fragili che rispondono poco al vaccino a causa delle loro condizioni. Si tratta ad esempio di soggetti che fanno la chemioterapia, che hanno sindromi di immunodeficienza, oppure che assumono alte dosi di cortisone. Non sono tanti nel nostro Paese, al massimo mezzo milione di persone”, conclude, non prima di aver sottolineato: “Intanto nei prossimi mesi vacciniamo il più possibile chi non è ancora entrato in questa prima parte della campagna. Possiamo aspettare ancora un po’ prima di fare le terze dosi, l’importante è arrivare all’80% di copertura. Israele è già partito ma loro hanno iniziato a vaccinare a fine novembre 2020, noi, a parte i medici e tutto il personale sanitario, siamo partiti a febbraio”.