AGI Quattordici anni dopo quel 13 agosto in cui uccise - questo dice la verità giudiziaria - la sua fidanzata Chiara Poggi a Garlasco, per Alberto Stasi è arrivato il tempo di ricominciare un pezzo di vita fuori dal carcere di Bollate in cui è recluso dal 12 dicembre 2015.
"Ci vuole un lavoro con le caratteristiche giuste"
"I tempi sono maturi per la richiesta di lavoro all'esterno - spiega all'AGI l'avvocato Laura Panciroli - è nei termini di legge per essere ammesso (occorre avere scontato un terzo della pena, ndr), ovviamente dopo la necessaria valutazione del Tribunale della Sorveglianza. Ci stiamo attivando su questo, anche se non è facile trovare una soluzione con le caratteristiche giuste. Ci vuole un datore di lavoro motivato vista l'attenzione mediatica su questa vicenda. Una soluzione che sia rispettosa per lui e per chi lavorerebbe con lui".
Nel frattempo, Stasi sta scontando i suoi 16 anni di carcere frutto di un iter processuale molto tortuoso, passato anche per due assoluzioni, con un atteggiamento che la sua legale definisce "equilibrato e razionale". "Un modo di affrontare le cose che lo aiuta - è la considerazione di Panciroli che ha firmato l'ultima richiesta di revisione bocciata dalla Cassazione nel marzo scorso - basato sull''oggi faccio questo, domani quest'altro', senza pensare agli anni che mancano per la libertà". In questi anni ha lavorato dentro le mura del carcere come centralinista.
Aiuta gli altri detenuti con le sue competenze giuridiche
Stasi, che ha 38 anni, ha maturato una grande competenza giuridica in questi anni. Sin dall'inizio dell'indagine, passava ore coi suoi legali a studiare le strategie di difesa.
"Ora utilizza queste sue conoscenze prodigandosi per essere utile a chi in carcere ha meno strumenti di lui, dando consigli o aiutandoli a scrivere le istanze", prosegue Panciroli che ne ha assunto la difesa solo di recente succedendo al professor Angelo Giarda.
Al momento, dopo il no della Cassazione alla riapertura del caso, la legale spiega che non sono previsti altri passaggi, come potrebbe essere la Corte europea.
Per la famiglia di Chiara Poggi il 13 agosto è il giorno in cui ancora di più, se possibile, si fa intenso il dolore per la perdita della ragazza di 26 anni laureata a pieni voti in Economia, una "ragazza senza nuvole", così la definì uno dei primi testimoni ascoltati all'epoca. Per la mamma, il papà e il fratello di Chiara non ci sono dubbi che il colpevole sia Alberto Stasi, il bocconiano a cui era legata da 4 anni che la uccise con un'arma mai trovata e un movente rimasto oscuro nella villetta dove ancora vivono.