AGI - La Bergamo di chi ha perso i propri cari uccisi dal virus si raduna sabato 31 luglio davanti al Comune per protestare “nei confronti del sindaco Giorgio Gori e di altri politici del territorio che non hanno detto una sola parola in merito all’increscioso tentativo di insabbiamento avvenuto nelle scorse settimane a suon di emendamenti, presentati anche dai parlamentari bergamaschi, Alberto Ribolla ed Elena Carnevali, sulla Commissione d’inchiesta sul Covid”.
Nei giorni scorsi, alcuni emendamenti ‘in corsa’ hanno cambiato il volto iniziale della Commissione stabilendo (manca la votazione finale) che dovrebbe occuparsi solo di quanto accaduto in Cina prima del 30 gennaio 2020, tagliando così fuori il capitolo della gestione italiana e di eventuali responsabilità politiche.
"Gori non si è fatto garante della nostra ricerca di verità"
“Fu proprio Giorgio Gori – scrivono in una lettera aperta i rappresentanti delle famiglie (Paolo Casiraghi, Alessandra Raveane, Cassandra Locati e Antonella Dell'Aquila) - a lasciarsi andare alla commemorazione dello scorso 18 marzo con espressioni come ‘‘Ciò che colpisce è che questi numeri sui decessi raddoppiano quelli delle vittime ufficialmente accertati”, ‘Sono morti nelle loro abitazioni o nelle case di riposo senza che fosse possibile fare loro un tampone, perché a marzo 2020 i tamponi erano pochi e bastavano appena per i casi più gravi’. Consapevolezze che, di fronte a tutti gli italiani, evidentemente non gli sono bastate per chiedere al Presidente del Consiglio, Mario Draghi, di farsi garante della verità che si deve ai bergamaschi, ai bresciani, ai cremaschi, ma soprattutto agli italiani”.
Uno dei temi che sta più a cuore a chi parteciperà al presidio è quello della mancata zona rossa della Val Seriana. “Chiudere sarebbe stato prerogativa di tutti. Inclusi i Presidenti di Regione. Ma anche di quei sindaci per i quali invece non bisognava fermarsi. Noi oggi chiediamo la verità perché sentiamo di doverla dare non tanto a noi stessi, ma la dobbiamo a tutti i cittadini italiani. La dobbiamo ai piccoli artigiani, ai ristoratori, ai commercianti e a tutti quegli imprenditori che a causa di una gestione della pandemia molto più politica che sanitaria hanno visto in pochi mesi andare in frantumi una vita di sacrifici. Lo dobbiamo a chi, a seguito delle chiusure di queste attività, ha perso il lavoro con dei bambini da crescere e mandare a scuola. Lo dobbiamo a chi, avendo perso il lavoro ora vive per strada. Lo dobbiamo a loro, ai bambini. Costretti a stare rinchiusi per mesi senza muoversi, giocare e incontrare i propri amici. E lo facciamo anche e soprattutto perché in tal modo possiamo rappresentare per questi bambini un ideale. Quello di chi non si sa arrende davanti ai muri di gomma”.
Presente anche l'ex direttore dell'ospedale di Alzano Lombardo
Alla manifestazione che, assicurano gli organizzatori, avverrà nel più rigoroso rispetto delle norme anti_Covid, prendono parte anche i legali che rappresentano 500 familiari nella causa civile contro Governo e Regione Lombardia e Giuseppe Marzulli, l’ex direttore generale del pronto soccorso di Alzano Lombardo, che disse no alla riapertura dell’ospedale dopo la scoperta dei primi pazienti positivi. Il medico, ora in pensione, chiede a Gori di prendere “una posizione netta e senza ambiguità sugli emendamenti che limitando il mandato della Commissione hanno l’unico obbiettivo di insabbiare quanto avvenuto”.