AGI - Un treno piombato si ferma davanti al cancello di Dachau. Dentro, in mezzo a centinaia di ebrei, tre frati. Uno di loro sta già morendo. Nel buio del vagone, mentre il cielo fuori è sfigurato dal fumo dei forni crematori, senza un perché apparente i tre iniziano a cantare: il Cantico di Frate Sole. Il Sole che illumina il Creato, dà respiro cielo e fa svanire il fumo assassino generato dalla crudeltà degli uomini.
È l’episodio minore ma centrale di un libro che non è di narrativa, ma di riflessione: ambientale, politica, sociale e antropologica. Lo ha scritto Leonardo Boff, si intitola “Abitare la Terra”, esce in questi giorni ed è dedicato non all’antropologia di Papa Francesco, ma a quella che è la sua vera e propria cosmologia.
Concetto quest’ultimo che fa tremare i polsi: normalmente ai papi si attribuisce sì una visione del mondo, ma parlare di cosmologia come fa, senza remore, Pierluigi Mele nell’introduzione vuol dire conferire a Bergoglio una grandezza che va ben oltre l’ordinario.
Di Leonardo Boff si sa più o meno tutto. In una frase: è il principale esponente di quella che viene definita la Teologia della Liberazione. Fenomeno culturale sudamericano,
Giovanni Paolo II le mise la mordacchia e Benedetto XVI si guardò bene dal togliergliela. L’aver scritto Boff un appassionato libro sull’ambientalismo e la critica al capitalismo finanziario di Francesco non significa l’essere quest’ultimo esponente di un fantomatico catto-marxismo. Significa che certe esigenze sono reali, e che anche il solo metterle in evidenza avvicina gli uomini. Anche quelli che la pensano diversamente, ma la bellezza della Chiesa è che è stata la prima a dire “ut unum sint”.
Viceversa di Pierluigi Mele si sa molto meno. Ci limitiamo a dire che è un giornalista di Rainews, e che chi lo conosce è pronto a giurare che se ce ne fossero molti in giro, come lui, il giornalismo sarebbe ben più piacevole da seguire e anche da praticare. Ha letto molto e studiato altrettanto: si vede. La sua introduzione di certo non è quel coacervo di banalità che si rischia di incontrare quando si apre un libro su un argomento di gran voga.
Scrive, Mele, che nel dinamismo della storia umana la “corrente calda” della profezia invita a un’incessante lotta di liberazione, e che “uniti dall’ecologia integrale, sia Papa Francesco, sia Leonardo Boff si inseriscono in questa corrente”. Ne consegue la necessità di “scegliere tra una cosmologia della dominazione, della conquista, del potere, e una cosmologia della cura e della relazione che implica il riconoscimento del valore intrinseco di ogni essere, anziché la sua mera utilizzazione da parte umana; il rispetto per l’intera vita e per i diritti e la dignità della natura, invece del suo sfruttamento”.
Parole messe in pagina ben prima degli incendi in Canada e delle alluvioni in Germania: per capire cosa vogliano dire basta comunque molto meno. Basta andare in Amazzonia.
Così secondo Boff, che equipara lo sterminio degli indios nativi americani alla Shoah, è in atto lo scontro tra due paradigmi: quello del signore che domina contro quello del fratello che cura e che Francesco declina al meglio nella sua ultima enciclica.
La speranza della bestia feroce
“Siamo tutti, uomini e donne, fratelli e sorelle”, sottolinea, “In questo paradigma l’essere umano si sente parte della natura, in comunione con tutti gli esseri, nati dallo stesso humus, con la missione di custodirli e prendersene cura. In Occidente questo progetto non è mai stato storicamente realizzato se non da parte di singoli individui o di comunità religiose femminili e maschili, come nel caso dei francescani. Da qui la sua sorprendente novità quando si presenta come un’alternativa valida per tutta l’umanità”.
Sorprendente, ma non una sorpresa, perché “il covid che ha colpito l’intera umanità può essere interpretato come un segno della Madre Terra ad abbandonare il dominio e la devastazione di tutto ciò che esiste e vive. Come avverte Papa Francesco, alla luce dello spirito e del nuovo modo di essere nel mondo di Francesco di Assisi, o facciamo una conversione ecologica globale o mettiamo a repentaglio il nostro futuro come specie”.
Un peso troppo grande per qualsiasi generazione. Prima di chiudere ricordiamo quel che avevamo appena dimenticato: l’editore è Castelvecchi, che già in altri campi ha dato prova di sensibilità e volontà di far ragionare, nella lettura. E ragionando, tornano i mente i tre uomini vestiti di sacco, giunti ai cancelli della residenza della Morte, che iniziano a cantare. E “nel Cantico celebrano l’incontro dell’ecologia interiore con l’ecologia esteriore e il rapporto tra Cielo e Terra, da cui nascono tutte le cose”.
Uomo, sei una bestia feroce. Ma se alzi gli occhi al cielo allora c’è speranza.