AGI - La Lega contro la nomina del nuovo amministratore delegato della Rai; Conte e Bonafede contro la riforma della giustizia voluta da Draghi e Cartabia. Nella maggioranza si registrano divergenze sui due temi caldi delle ultime ore, specie nel Movimento 5 stelle che annuncia che “col coltello fra i denti” difenderà quanto fatto con i precedenti governi sulla prescrizione.
La decisione del governo di nominare Carlo Fuortes Ad di viale Mazzini, trova il consenso della maggior parte dei partiti della maggioranza; dure critiche vengono mosse dalla Lega, che non digerisce la vicinanza del manager, già sovrintendente della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma, con il centrosinistra.
“È noto come personaggio molto vicino alla sinistra, a Veltroni in particolare, proposto da Calenda come candidato sindaco per il Pd”, afferma Lucia Borgonzoni, sottosegretario alla Cultura e senatrice della Lega che aggiunge: “Senza particolare esperienza televisiva, duramente contestato per anni dai lavoratori del Teatro dell’Opera di Roma, di certo non una figura super partes o legata all’azienda. Scelta sorprendente”.
Forza Italia accoglie invece con favore la notizia e con Francesco Giro assicura che presenterà "proposte serie e precise per una Rai davvero rinnovata".
Italia viva sottolinea che con le nomine di Fuortes e di Marinella Soldi, che entrerà nel Cda, “Draghi fa ripartire la Rai” e Michele Anzaldi, segretario Iv in vigilanza Rai, nota la “sconfitta per certi partiti che hanno tentato fino all'ultimo di bloccare il cambiamento, M5s-Conte in primis”.
Soddisfazione anche nel Pd. “Fuortes e Soldi – dice Valeria Fedeli, capogruppo dem in Vigilanza - rappresentano quella volontà di autonomia e indipendenza, che sono le vere chiavi per garantire al servizio pubblico di tornare a essere la più grande azienda culturale del nostro Paese”.
La situazione sul fronte giustizia
Le decisioni prese ieri dal Consiglio dei ministri portano agitazione nel Movimento 5 stelle. Domenica pomeriggio i gruppi di Camera e Senato si riuniranno in assemblea via Zoom. Al vertice (in programma alle 16,45) parteciperanno anche i ministri Fabiana Dadone, Luigi Di Maio, Federico D'Incà, Stefano Patuanelli e la sottosegretaria Anna Macina.
Giuseppe Conte, dopo una settimana di silenzio, non nasconde il suo disappunto sulla modifica delle norme relative alla prescrizione, una delle bandiere del Movimento al governo. "Non canterei vittoria, siamo tornati all'anomalia italiana”, dice. “Se un processo svanisce nel nulla per una durata così breve, non può essere una vittoria per lo stato di diritto", incalza intervenendo al convegno dei Giovani imprenditori di Confindustria.
Sulla stessa linea l’ex guardasigilli Alfonso Bonafede che su Facebook attacca la riforma del processo penale passata in Cdm, che, sostiene, “rischia di trasformarsi in una falcidia processuale che produce isole di impunità e che, comunque, allungherà i tempi dei processi". In un post sul nuovo Blog ufficiale, il Movimento 5 stelle annuncia che in Parlamento difenderà “col coltello fra i denti quanto conquistato”.
Una presa di posizione rifiutata dagli altri componenti della maggioranza. “Ma quale Vietnam parlamentare – taglia corto Matteo Renzi – Il M5s è finito, è morto, non gliel'hanno detto ma lasciamoli fare...”, aggiunge il leader di Italia viva.
Il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, spera che non si arrivi allo scontro in Aula: “Si può fare un maxiemendamento per correggere e migliorare questa riforma, che deve essere in direzione garantista e non giustizialista – suggerisce - Il Movimento 5 stelle non può fare campagna elettorale pensando ai propri interessi e non a quelli degli italiani”.
Enrico Letta si dice infine certo che sul tema “sia fatto un grande passo avanti. Erano 30 anni che non si riusciva ad andare avanti su una riforma così bipartisan, così larga. Dopo 30 anni di scontro politico a me sembra una bella notizia, segno che sostenere questo governo è una cosa positiva".