AGI - Smantellato il mandamento mafioso di Partinico. Sono 85 le misure cautelari eseguite nella provincia palermitana e in diverse regioni, dai carabinieri del Comando provinciale e dalla Direzione investigativa antimafia, coordinati dalla della Direzione distrettuale antimafia: 63 in carcere, 18 agli arresti domiciliari e 4 sottoposti a obblighi di dimora e presentazione alla polizia giudiziaria.Tra i destinatari degli arresti nel blitz "Gordio" c'è anche un agente della polizia penitenziaria in servizio presso il carcere Pagliarelli di Palermo.
È accusato di corruzione aggravata. Avrebbe favorito le comunicazioni all'esterno di Francesco Nania, tratto in arresto per associazione mafiosa nel febbraio 2018, perché individuato quale referente della famiglia di Partinico. Le comunicazioni del boss sono state agevolate, infatti, da Giuseppe Tola, titolare di un'agenzia immobiliare di Partinico, il quale ha messo a disposizione di Cosa nostra, "quale propria fidata risorsa" l'agente della polizia penitenziaria di Palermo. I servizi resi dall'agente sono stati retribuiti da Tola con generi alimentari (ricotta, arance, carne di capretto), capi di abbigliamento (felpe, tute), il lavaggio mensile dell'auto e l'acquisto di carburante a un prezzo inferiore a quello di mercato.
Contestati, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, reati in materia di armi, droga, estorsione e corruzione. In particolare, il Comando provinciale dei carabinieri di Palermo – col supporto di unità cinofile, del Nucleo elicotteri e dello Squadrone cacciatori di Sicilia – nell'ambito dell'operazione "Gordio", ha operato contestualmente nelle province di Palermo, Trapani, Latina, Napoli, Roma e Nuoro dando esecuzione a 70 dei provvedimenti cautelari complessivi per imputazioni di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti (cinque organizzazioni individuate), nonché produzione e traffico di marijuana, cocaina e hashish, ma anche reati in materia di armi e contro la pubblica amministrazione (corruzione di un agente della polizia penitenziaria in servizio presso il carcere Pagliarelli di Palermo).
Le attività sono state avviate dalla Compagnia di Partinico nel novembre 2017 in seguito all'analisi dei possibili rapporti tra Ottavio Lo Cricchio, imprenditore partinicese attivo nel settore vinicolo, e Michele Vitale, 53 anni, esponente della famiglia Vitale, detti "Fardazza", e si sono sviluppate per due anni col Nucleo Investigativo del Gruppo di Monreale. La ricostruzione degli assetti criminali ha permesso inoltre di rilevare gravi indizi di colpevolezza nei confronti, tra gli altri, di tre membri della storica famiglia Vitale: Giuseppa 'Giusy' Vitale, (in passato reggente del mandamento e poi collaboratrice di giustizia, attualmente non sottoposta al programma di protezione), tra gli arrestati anche perchè inserita nel vasto giro di droga, la sorella Antonina e il figlio di quest’ultima Michele Casarrubia, anche loro destinatari di provvedimento cautelare.
Le indagini hanno documentato l'operatività di 5 associazioni finalizzate al traffico e alla produzione di stupefacenti capeggiate da personaggi già condannati per associazione mafiosa ovvero fortemente contigui a Cosa nostra: il gruppo promosso e diretto da Michele Vitale, 53 anni; quello diretto da Casarrubia e dalla madre; e i gruppi guidati da Nicola Lombardo e Nunzio Cassarà; dai fratelli Gioacchino e Raffaele Guida; e dai fratelli Maurizio e Antonino Primavera.
Accertate le stabili forniture per le piazze di spaccio della provincia di Trapani, della città di Palermo e della provincia, di Partinico, Borgetto, Trappeto, Balestrate, Camporeale e Montelepre. Costanti gli approvvigionamenti di cocaina dal basso Lazio; di cocaina dalla Campania, in accordo con clan camorristici locali i cui interessi sono stati rappresentati dai fratelli Giovanni e Raffaele Visiello, esponenti dell'omonimo clan di Torre Annunziata; di hashish da Palermo.
Nei confronti di tre promotori (Nicola Lombardo, Nunzio Cassarà e Michele Vitale, 53 anni) di due delle cinque organizzazioni criminali individuate è stata ipotizzata l'appartenenza a cosa nostra partinicese, manifestata anche nel controllo di attività commerciali e imprenditoriali, nella risoluzione di controversie private. In particolare, Lombardo è il genero dello storico capo-mandamento di Partinico Leonardo Vitale, 66 anni, già condannato in via definitiva per associazione mafiosa nel procedimento penale noto come "Terra bruciata", operazione del 2004; è stato più volte individuato quale figura deputata alla risoluzione di controversie, come quella nell'agosto del 2017 quando un cittadino si è rivolto a lui per chiedergli di prendere provvedimenti contro un operatore del servizio di sicurezza di una discoteca di Balestrate che avrebbe malmenato il figlio; oppure il caso di due imprenditori per la violazione degli accordi per la concessione d'uso di alcune macchinette del caffè; o del recupero di un mezzo agricolo rubato a un membro del gruppo criminale, o di un risarcimento in favore di un agricoltore le cui colture erano state danneggiate dal pascolo di animali. Lombardo è stato chiamato in causa anche per l'individuazione dei responsabili di un furto commesso all'interno di un esercizio commerciale gestito da cinesi.
La Direzione investigativa antimafia è intervenuta nelle province di Palermo, Trapani, Roma, Milano, Reggio Calabria e Cagliari, e arrestato quattordici persone (dieci in carcere e quattro agli arresti domiciliari) e ne ha sottoposta una all'obbligo di dimora nel comune di residenza e di presentazione alla polizia giudiziaria, indagate, a vario titolo, per il reato di associazione finalizzata alla coltivazione, alla produzione e al traffico illeciti di sostanze stupefacenti. Tutti i delitti contestati sono aggravati dall'agevolazione a Cosa nostra o 'ndrangheta.
I provvedimenti scaturiscono dalle indagini che, avviate dalla Dia sin dal mese di marzo 2018 nell'ambito dell'operazione "Pars Iniqua", hanno consentito di definire assetti e operatività dei clan mafioso dei Vitale di Partinico, capace di coltivare e produrre, in quel territorio, ingentissime quantità di marijuana, nonché di gestire un vasto traffico di droghe, approvvigionandosi, per quanto riguarda la cocaina, dalla 'ndrina dei Pesce di Rosarno. Il 10 ottobre 2018, nelle campagne di Partinico, era stato scoperto, in contrada Suvaro, un sito di stoccaggio dove era in essicazione una gran quantità di marijuana, e subito dopo, in contrada Milioti, era stata individuata una vasta piantagione di circa 3.300 piante di cannabis indica, nonché due capannoni ove era in essiccazione un altro ingente quantitativo di marijuana: sei tonnellate di droga pronte per il mercato.
Tra i destinatari delle 85 misure cautelari nel blitz "Gordio" di carabinieri e Dia, contro il mandamento mafioso di Partinico, c'è anche un agente della polizia penitenziaria in servizio presso il carcere Pagliarelli di Palermo. È accusato di corruzione aggravata. Avrebbe favorito le comunicazioni all'esterno di Francesco Nania, tratto in arresto per associazione mafiosa nel febbraio 2018, perché individuato quale referente della famiglia di Partinico. Le comunicazioni del boss sono state favorite, infatti, da Giuseppe Tola, titolare di un'agenzia immobiliare di Partinico, il quale ha messo a disposizione di Cosa nostra, "quale propria fidata risorsa" l'agente della polizia penitenziaria di Palermo, accusato di "avere favorito Nania rendendo possibili scambi epistolari dal carcere, e ha rivelato agli indagati informazioni relative all'organizzazione della struttura carceraria al fine di ostacolare le attività di indagine e di intercettazione". I servizi resi dall'agente sono stati retribuiti da Tola con generi alimentari (ricotta, arance, carne di capretto), capi di abbigliamento (felpe, tute), il lavaggio mensile dell'auto e l'acquisto di carburante a un prezzo inferiore a quello di mercato.