AGI - La querelle tra il Vaticano e sostenitori del ddl Zan si concentra sull'articolo 2 del Concordato che secondo la Santa Sede sarebbe violato dalla proposta di legge italiana.
"La Repubblica italiana riconosce alla Chiesa cattolica la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione. In particolare - si legge al comma 1 dell'articolo 2 dell'"Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana che apporta modificazioni al Concordato Lateranense" - è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica". Inoltre, il comma 3 recita che "è garantita ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione".
Il Concordato (non il Trattato) fu rivisto dopo lunghe trattative nel 1984. La revisione venne firmata a Villa Madama, a Roma, il 18 febbraio dall'allora presidente del Consiglio Bettino Craxi, per lo Stato italiano, e dal cardinale Agostino Casaroli, Segretario di Stato, in rappresentanza della Santa Sede.
Secondo la Nota inviata da monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, il ddl Zan violerebbe quindi in "alcuni contenuti l'accordo di revisione del Concordato". Una Nota Verbale, quella della Segreteria di Stato vaticano, che è stata "consegnata informalmente all'Ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede il 17 giugno 2021", secondo quanto conferma il direttore della Sala Stampa della Santa Sede e che - secondo fonti vaticane - non vuol essere un tentativo di "bloccare la legge ma una richiesta di rimodulazione per consentire alla Chiesa di esercitare la libertà pastorale, educativa e sociale".
A preoccupare la Santa Sede è l'articolo 7 del ddl "Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere e sulla disabilità", che non esenterebbe le scuole private dall'organizzare attività in occasione della costituenda Giornata nazionale contro l'omofobia, la lesbofobia e la transfobia. Il ddl Zan quindi attenterebbe alla "libertà di pensiero" dei cattolici.
Non si contesta la legittimità di tutelare determinate categorie di persone, ma si segnala il rischio di ferire libertà sancite dal Concordato, commenta a Vatican News, il costituzionalista Cesare Mirabelli. In particolare, sottolinea Mirabelli, "alle garanzie della libera espressione di convinzioni che possono essere legate a valutazioni antropologiche su alcuni aspetti. È particolarmente rischioso se la previsione di norme penali possano limitare la libertà di espressione e di manifestazione del pensiero". Sotto questo aspetto la nota verbale della Santa Sede è una comunicazione che viene fatta, "una segnalazione di attenzione per il rischio di ferire alcuni aspetti di libertà che l’accordo di revisione del Concordato assicura. Non si chiedono quindi privilegi", aggiunge. "Il crinale - continua il costituzionalista - è molto sottile nel senso che si deve evitare che ci sia un rischio di sanzionare penalmente espressioni o comportamenti che sono riconducibili a convincimenti, ma che non sono né di aggressione, né di violenza, né d'incitazione all'odio, anche se possono altri su queste opinioni fondare le loro condotte".