AGI – Lampedusa avrà un cimitero rinnovato con uno spazio riservato a chi è sprofondato al largo delle sue acque abbaglianti prima di raggiungerla.
“I lavori inizieranno ad agosto e dureranno circa un anno per un costo complessivo di un milione e mezzo di euro” spiega all’AGI il sindaco Totò Martello che alle sei di ogni mattina, in alternanza col suo vice Salvatore Prestipino, prende l’auto e va a Cala Pisana ad aprire il camposanto perché al momento non c’è un custode che se ne occupi. Ci sarà a progetto ultimato , così come “avremo una cella frigorifera, un bagno, una sala per i parenti, un ufficio dove registrare i defunti”.
Lo slargo di terra per i bambini
Nell’ala più recente dell’attuale cimitero c’è un piccolo slargo di terra dedicato solo ai bambini, per lo più senza identità anagrafica.
Le croci sono state ricavate dai relitti delle barche. Un nome e un Paese, la Guinea, ce l’aveva Joseph di soli sei mesi quando annegò a novembre dello scorso anno. Fino all’ultimo la sua giovane madre gli è rimasta al fianco mentre la corta bara candida veniva ricoperta.
Non c’è un’area per i migranti le cui tombe sono riconoscibili a volte dalle targhe (“Pare che si chiamasse Yassin. Pare che avesse un bimbo e una moglie in un centro di accoglienza in Svezia e volesse raggiungerli”) a volte dalle decorazioni dei lampedusani che seguono la tradizione dei pescatori dell’isola affinché “il mare e tutto ciò che per loro significa il mare, possa accompagnare i defunti”. I disegni colorati raffigurano pesci, conchiglie, tartarughe.
In questi giorni l’associazione ‘Forum Lampedusa Solidale’ ha organizzato sulla sua pagina Facebook un’asta per acquistare un vaso opera di un artista marocchino il cui ricavato sarà destinato alla cura delle lapidi dei migranti. Raffigura Medusa con lo sguardo che pietrifica la coscienza delle persone e i capelli non di serpenti ma di filo spinato a cui si oppongono le mani dei salvatori.
“Non è un’opera d’arte ma un oggetto comune per il racconto sociale perché un domani, guardandolo, si sappia chi difendeva l’umanità e chi l’abbandonava al suo destino” affermano i promotori dell’iniziativa.
Le lettere dall'Africa dei parenti che vogliono il dna
“Nel 1987 venne a Lampedusa l’artista Giò Pomodoro che avrebbe dovuto progettare una piazza mai costruita perché poi la Regione bloccò i fondi – ricorda Martello – e come prima cosa, con mia sorpresa, mi chiese di andare a visitare il cimitero. Mi spiegò che in vista del suo lavoro voleva capire chi fosse passato a Lampedusa e che, dalla sua struttura, si capiva che non era un cimitero cristiano. Finimmo col parlare del ‘destino’ di quest’isola e dei ‘confinati’ che da qui sono passati, da quelli che la pensavano diversamente da Mussolini nel ventennio ai mafiosi”.
Loro avevano un nome, a differenza dei tanti vinti dal mare. E non è solo una questione di dignità nell'ultimo passo, quella di avere un nome, ma anche molto pratica. “Spesso – dice il sindaco - arrivano in Comune lettere dalla Tunisia o dall’Algeria che ci chiedono di avere il dna dei cadaveri per questioni legate alle eredità”.
Un altro progetto in via di realizzazione è quello di un Memoriale dei Migranti che sorgerà vicino a un teatro ‘naturale’ tra Cala Francese e Punta Sottile dove si svolgeranno spettacoli e concerti.
“Il Memoriale sarà an luogo di pausa e riflessione – lo definisce il sindaco – aperto a tutte le religioni. Sulla parete della Cava si prevede di realizzare un numero di fori corrispondenti alle vittime, adulti e bambini, del naufragio del 3 ottobre 2013: 368 morti accertati e 20 dispersi. Un modo per ricordare tutte le vittime innocenti della migrazioni”.