AGI - "Agosto sarà il mese in cui gli italiani toglieranno la mascherina all'aperto". Ne è convinto il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, che in un'intervista all'AGI spiega che la sua valutazione "è basata sui calcoli". "A oggi abbiamo somministrato oltre 28 milioni di dosi. Il ritmo attuale è di 15 milioni di inoculazioni al mese, e tra giugno e luglio il numero è destinato ad aumentare, grazie alle forniture sempre più massicce e alle ulteriori strutture messe in piedi", dichiara Costa, che stima: "Se nei prossimi due mesi effettueremo, come obiettivo minimo, 30 milioni di somministrazioni, considerando anche gli ultimi giorni di maggio, ad agosto il totale sarà all'incirca di 70 milioni di dosi".
Rimuovere l'obbligo di indossare la mascherina all'aperto "non sarà una scelta politica, ma sarà dettata dai fatti, dai dati", osserva il sottosegretario. E con 70 milioni di dosi inoculate "le condizioni per mettere via la mascherina ci sono". Per Costa è anche una questione di "coerenza. Dobbiamo traguardare un orizzonte temporale anche per dare credibilità a quello che facciamo e diciamo. Se sosteniamo che il vaccino è fondamentale per uscire dalla pandemia e il numero di vaccinati aumenta, dobbiamo essere in grado di individuare una tempistica".
Lo scoglio duro dei restii al vaccino
Uno "scoglio duro" potrebbe rallentare il ritmo della campagna vaccinale. E' quello formato da 'attendisti' del vaccino e da no vax, che, "sebbene ora non siano ancora visibili, si manifesteranno col tempo", prevede Costa. "I numeri dimostrano che c'è ancora un buon bilanciamento tra domanda e offerta. Ma col passare del tempo il problema di queste persone restie al vaccino emergerà e arriverà un momento in cui il numero di dosi sarà in eccesso".
Come affrontarlo? "Sicuramente diffondendo il messaggio che il vaccino è sicuro. In particolare, dobbiamo recuperare la fiducia nei confronti di AstraZeneca", afferma Costa, che aggiunge: "In secondo luogo dobbiamo legare sempre di più il vaccino al green pass, quindi alla libertà di circolare e di partecipare agli eventi". Non si tratta di dittatura sanitaria, precisa Costa, ma di "accrescere il proprio senso di responsabilità di fronte a una pandemia. Deve prevalere il senso di fiducia nei confronti della medicina". Ad ogni modo, "mi auguro che la percentuale di restii al vaccino sarà minima".
Il governo valuta il richiamo in vacanza
Poi Costa assicura che "il governo sta ancora valutando la possibilità di effettuare il richiamo del vaccino anti Covid in vacanza". Insomma, sebbene il commissario Figliuolo abbia invitato a prenotare le vacanze in base alla data del richiamo, la questione non è ancora stata archiviata. "Il posticipo deciso sulle seconde dosi" di Pfizer e Moderna "consente un arco temporale tale da permettere una buona pianificazione delle ferie", dice Costa.
"Il richiamo è già assicurato a chi effettua le cosiddette vacanze lunghe, quelle trascorse nelle seconde case al mare, magari coi nonni che si prendono cura dei nipoti mentre i genitori lavorano. Basta richiedere il certificato di residenza temporanea e si puo' ricevere la seconda dose di vaccino".
Per tutti gli altri casi "ci sono delle criticità logistiche da considerare. C'è bisogno di un accordo tra regioni, bisogna sapere quante persone si muovono. C'è il problema delle piattaforme regionali che non dialogano tra di loro. Come si fa a sapere dove va in vacanza una determinata persona? Che vaccino ha già fatto?", si chiede Costa, assicurando tuttavia che "il governo sta ancora valutando. Se si potrà fare ben venga. Si tratta di capire se da un punto di vista fattivo riusciamo a creare le condizioni".